Il villaggio di Stepànčikovo e i suoi abitanti

Inizia tiepido ma poi è un piacere assoluto. Non lo conoscevo

I romanzi-di-Dostoevskij sono sempre quelli successivi, quelli che scuotono le fondamenta del bene e del male, quelli post casa-dei-morti, ma non è per caso una meraviglia “Il sosia” tanto diverso dal drammatico e basta “Povera gente”? E ne “Il villaggio di Stepancikovo e i suoi abitanti” c’è già tutta l’intelligenza umoristica di Dostoevskij, il suo non negare l’esistenza del male, il suo non intenderlo un errore-sociale o di istruzione, e il suo dargli piena accoglienza lo stesso, per adesso con la farsa, poi con la serietà impetuosa della tragedia sempre più ridicola, euforica, caotica.

Dostoevskij, Dostoevskij! Non ho mai riso così tanto! Altro che romanzo minore, qua siamo di fronte a un capolavoro del buffonesco (proprio così, non del comico ma del buffonesco!). E sebbene per qualche ragione si dice che le vena umoristica di questo romanzo sia insolita in Dostoevskij, vi assicuro che non è così: in quasi tutti i romanzi del sommo scrittore, dico, son presenti buffoni ed altri esseri grotteschi e ridicoli... ma vi assicuro che gli abitanti di Stepànčikovo non li supera nessuno! Ed è lo stesso protagonista a domandare: "Dite: sono al manicomio o no?". Tutto ciò che accade è assurdo, assurdo! Evviva Dostoevskij!