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5 luglio 2011: ho iniziato a leggere...mi piace. Se ció che leggo mi piace, é perché non colgo la fatica dello scrittore; é come se egli procedesse assecondando un processo naturale come...come il respirare e il respiro diventa mio, come se fosse il mio. 11 luglio 2011: ho appena scorso le ultime parole del tuo raccontare...un fiume in piena mi ha travolto, mi ha fatto soffrire. Se tortora sei sul ramo più alto di un carrubo, il tuo é un canto doloroso e mesto, duro e spietato, lucido e cristallino. Vera é la voce che hai saputo ascoltare, che hai avuto il coraggio di ascoltare: la poesia del rimpianto la rabbia della disillusione, le ferite della storia, quella con la "s" maiuscola; hai dato voce anche a me che mi sento foglia e non di una quercia , radice al vento...quel vento che non si riesce a cambiare, un vento malato.....Grazie, Augusto, per il tuo canto.
Vicolo rosso è il romanzo della maturità. È un libro forte, che colpisce i lettori trascinandoli in mondo dove emozioni e riflessioni rendono il racconto vivo, denso di significati. Con la sua nuova opera Augusto Secchi ha proposto qualcosa di diverso rispetto agli scritti precedenti. Sì perchè "Vicolo rosso" racconta di storia e rabbia. Di passione e di politica"alla vecchia maniera". Un viaggio nella nostalgia affidato a personaggi tosti, che ripercorrono un pezzo della storia internazionale rendendo caldo un romanzo tutto da scoprire, che di sicuro catturerà i lettori per la sua profondità e, a tratti, per la ruvidezza. Stupire e rinnovarsi, del resto, sono prerogative di Augusto Secchi, che di mestiere fa il professore alle scuole medie, ma che di pancia è uno scrittore capace di mettere la sua penna a servizio di libri d'autore e cause sociali. Chi lo conosce lo sa bene: Secchi non dà mai niente per scontato. È uno che si informa, che si arrabbia, che scava nell'essenza delle cose senza fermarsi all'involucro superficiale. I suoi romanzi nascono da un'interiorità eclettica, in continuo movimento, capace di tradurre in parole vicissitudini appassionanti. "Vicolo rosso" ne è la conferma.
Vicolo rosso si dipana tra dubbi e certezze nella mente di Oreste, ospite di una casa di cura, che accarezza il sogno infranto della giovane età, quando l'appartenenza ad un fiero ideale che ambisse alla costruzione di un mondo privo di disuguaglianze, rappresentava la pienezza intellettuale negli incontri in sezione, resa oramai vuota dal triste tentativo dei vertici del partito comunista che, nel bandire i simboli che avevano fatto la storia partigiana, credevano in un salto verso la modernità. La stessa modernità, ricca di colori e cotillon che aveva fatto naufragare i suoi compagni di viaggio tra droga ed assuefazione ad una informazione che inaridiva le menti. L'ostina caparbietà di Berlinguer, la strage di piazza Fontana, e l'attentato alla stazione di Bologna, elementi che rimbalzano, nella testa di Oreste, frutto di una società alla deriva che ha smarrito gli intenti collaborativi per una decisa presa di coscienza, la stessa che portava Oreste e Sergio a raggiungere la sezione anche nelle giornate di temporale. Attorno a lui solo medici ed infermiere a deriderne la sua condizione di sconfitto ma non vinto, aggrappato ad un leggero vento di follia, per non ricadere nell'oblio, con i camici a volte bianchi e a volte neri, nel tentativo di tener sempre sotto controllo , col loro giudizio calato a mo' di omelia, la pericolosità di uno spirito alla costante ricerca della libertà, termine che altri hanno preso in prestito e si sono cuciti in petto, dalle ceneri di chi è caduto per il suo raggiungimento.
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