Vicolo Cannery

C'è Hazel, il vagabondo più tonto, ma dolcissimo: "Considerava se stesso chiaro come un cristallo, e la sua vita come un vetro appannato, fatto di virtù incompresa". C'è Eddie, il vagabondo che fa il barista e che riversa tutti gli avanzi di ogni bevanda in un bottiglione da cui tutti i suoi amici potranno liberamente bere. C'è Frankie, il vagabondo timido e sensibile che fa da assistente al dottore. Un giorno, per l'emozione di avere di fronte una ragazza, finisce per versarle addosso un vassoio con della birra: "Gli mancò qualcosa nel cervello, i nervi telegrafarono a un operatore morto". Scapperà in cantina a piangere nascondendosi in una cassa di trucioli. C'è Gay, il vagabondo meccanico, "il San Francesco d'ogni sorta di macchine". C'è Lee Chang col suo emporio stracarico di roba. C'è Dora, matrona del bordello locale, nel "suo tremolio di palpebre incipriate". E poi c'è il Dottore, coscienza e perno del romanzo, figura incredibile. Steinbeck gli fa dire una delle più belle frasi del mondo: "Viaggio a piedi perché mi piace la verità". Scellerati tutto cuore e intuito al centro di pagine che non sono altro che la storia di un regalo e di tante disavventure che dal triste al comico finiranno per rendere il romanzo una sorta di grande abbraccio con chi legge. Dirà il Dottore: "Guardateli, ecco i veri filosofi, credo che sopravvivano meglio in questo mondo rispetto all'altra gente. In un'età in cui tutti si logorano per ambizione, nervosismo, avidità, loro riposano.Tutti i cosiddetti uomini di successo sono malati, con lo stomaco e l'anima malandati. Mentre loro sono sani e stranamente puri. Possono fare quello che vogliono,rovinarsi la vita, far denaro. Sono tutti intelligenti quando vogliono qualcosa.Ma conoscono troppo bene la natura delle cose per rendersi schiavi dei desideri".Ora io ordino a voi che per caso vi siete imbattuti in queste righe: trovatemi uomini così e io correrò ad abbracciarvi in qualunque angolo vi troviate. Naturalmente viaggerò a piedi.