Vicini

- Una parete sottile, quella che separa tre psicopatici...- Sarebbe questo l'incipit del commento a caldo, spontaneo e immediato che mi verrebbe da fare alla lettura delle prime poche decine di pagine di questo Houghton tormentato e tormentoso, morboso ed ossessivo, ma, una volta entrati nelle sue spire mentali, il giudizio si fa più clemente all'emergere, da questo ininterrotto flusso di coscienza, di qualche preziosa considerazione. Finale prevedibile o a sorpresa? Direi mezzo e mezzo: dipende dall'evidenza o meno di un particolare/errore(?) stilistico. Purtroppo non ho trovato in 'Vicini' la stessa soddisfazione che avevo trovato in 'Io sono Jonathan Scrivener'.

Capolavoro! Un romanzo che non è un romanzo, è un trattato di sociologia, un memoriale psicologico. Un libro denso, alienante e allo stesso tempo avvolgente e che regala una lunga serie di riflessioni tremendamente attuali, nonostante sia stato scritto nel 1925. Non per tutti, anzi, forse per molto pochi.

Una sequela di aforismi travestiti da dialoghi non basta a fare di questo libro un vero romanzo , che rimane un polpettone indigesto senza capo ne' coda e uno spreco di denaro.