Viaggio intorno al mondo

Nel luglio del 1772 il giovane tedesco Georg Forster s'imbarcò al seguito della seconda spedizione di Cook in compagnia del padre che vi era aggregato come naturalista. Tornato in Inghilterra dopo tre anni e diciotto giorni di viaggio il ventiduenne Georg si impegnò alacremente alla stesura della storia della spedizione portandola a termine in soli otto mesi. In gara per il tempo con il resoconto ufficiale di Cook che era atteso da un momento all'altro la vinse di sei settimane con la pubblicazione del suo A Voyage round the World nel settembre 1777. Nel frattempo riuscì persino a mettere in cantiere la Reise um die Welt (Berlino 1778-80) la versione tedesca di quel “viaggio intorno al mondo”. La fortuna del Viaggio quando ne apparve la traduzione in Germania fu eccezionale. Forster diventò il viaggiatore tedesco del secolo per antonomasia conteso nei salotti mondani in scambio di idee con il filosofo Jacobi con Goethe con l'orientalista Michaelis con il filologo Heyne e molti altri avidi tutti di notizie di prima mano sull'affascinante mondo dei popoli esotici e primitivi. L'importanza del libro deriva dal dichiarato e realizzato scopo soggettivo dell'autore di valutare osservazioni e dati di fatto alla luce di esplicite idee generali illuministiche umanistiche e cosmopolitiche. Nella sua opera Forster cerca di collegare le osservazioni per “gettare luce sulla natura umana dal maggior numero possibile di punti di vista”. In un viaggio straordinario che dall'Inghilterra procede verso il capo di Buona Speranza e le alte latitudini australi e di qui continua sino alla Nuova Zelanda a Tahiti alle isole Tonga alle Nuove Ebridi e alla Nuova Caledonia per poi proseguire in direzione della Terra del Fuoco e di capo Horn il giovane viaggiatore coglie con uno spirito d'osservazione non comune i comportamenti sociali degli individui accompagnando il racconto delle sue scoperte antropologiche geografiche e naturalistiche con puntuali notazioni critiche sugli europei e sulla loro ottica di “esploratori”.

Riccardo Volpi