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Viaggio a Melfi. La Fiat oltre il fordismo - Domenico Cersosimo - copertina
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Descrizione


Perché la Fiat va a Melfi? Cosa ha spinto la maggiore impresa privata italiana alla più radicale discontinuità organizzativa del modello industriale del Novecento? Perché la via italiana al modo di produzione giapponese parte dal Mezzogiorno? Il viaggio analizza tappe, cause, percorsi e connotazioni del complesso e accelerato processo di transizione della Fiat dal fordismo alla «produzione snella», che si annuncia come il sistema di produzione standard del ventunesimo secolo e che in Italia è soltanto allo stato iniziale.L'autore accompagna il lettore in un avveniristico viaggio nel futuro della nuova rivoluzione industriale, svelando i dettagli delle innovative modalità di produzione e di lavoro e riportando le impressioni dei protagonisti. Il libro è costruito in larga parte sul campo, attraverso visite allo stabilimento, interviste a managers dell'impianto e del gruppo Fiat, colloqui con lavoratori e amministratori regionali e locali, cosicché il racconto risulta agile e accessibile anche al grande pubblico dei non specialisti. La fabbrica di Melfi riconsegna così al lettore il profilo di un Sud ben più mosso di quello che negli ultimi tempi traspare dal giudizio dei media e degli opinion makers: una vasta regione nazionale ancora alle prese con rilevanti problemi di sviluppo produttivo, ma al contempo un'area variegata e complessa, dotata di differenti criticità socio-economiche, stabilmente integrata nei circuiti della modernità, del capitalismo e dell'Occidente.

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Dettagli

1994
30 aprile 1994
112 p.
9788879890694

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bb
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Nel 1993, quando la Fabbrica Integrata (Fiat-Sata) muoveva i suoi primi passi produttivi, Cersosimo, con un gruppo di studiosi, si reca in “visita guidata” a Melfi per poter studiare da vicino, dall’interno, la “fabbrica del futuro”: la c.d. fabbrica “postfordista” o “giapponese”. Il resoconto che ne deriva è questo breve volumetto, agile e denso, il frutto del suo “viaggio oltre il fordismo” e dei colloqui avuti con alcuni dei massimi dirigenti Sata di allora. Alcuni esponenti della letteratura critica in materia hanno aggettivato tale saggio come “apologetico”.Se è vero che alcuni brani dell’A. (ad es.: l’accenno eccessivamente ottimista alle “taumaturgiche” rivoluzioni ergonomiche) potrebbe giustificare tali critiche, noi riteniamo che, più che apologetico, lo scritto sia, a tratti, a-critico. Cersosimo ci dà un’immagine della Fabbrica Integrata (FI) che rispecchia più l’ideale ed il progetto del management Fiat che non la realtà che verrà sviluppandosi negli anni. Ma è pur vero che siamo nel 1993, la FI non è ancora entrato a pieni giri e…nella trappola del mito della fabbrica “pulita” postfordista ci sono caduti anche intellettuali militanti e sindacalisti della Cgil e della Fiom.Ciò che interessa però particolarmente del libro è l’aver sottolineato a più riprese uno dei tratti fondamentali della FI: la centralità del lavoro vivo degli operai (subordinato al comando del capitale).Cersosimo riconosce che il presupposto della FI è la “disponibilità della forza-lavoro a farsi permeare, a starci, ad assecondare e a partecipare alla costruzione di una nuova egemonia del capitalismo industriale” (p. 93).E questo, negli anni in cui si predica a più non posso la “fine del lavoro” (soprattutto se operaio)…non è poco. Letto oggi, il testo, per tutta una serie di riflessioni,è sicuramente superato dalla letteratura più recente.Ma rimane comunque uno dei libri fondamentali per capire non solo la nascita e l’evoluzione della FI, ma anche il rapporto che gli intellettuali hanno instaurato con essa nell'ultimo decennio.

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