Viaggi con Charley. Alla ricerca dell'America

Steinbeck ricevette il Nobel per la letteratura "per le sue scritture realistiche e immaginative che uniscono l'umore sensibile e la percezione sociale acuta". Ebbene, io di questo autore amo smodatamente proprio l'umore sensibile, la sua impareggiabile capacità di cogliere l'anima di ogni essere vivente, uomo o animale, come nel caso del barboncino Charley. Questo cane attempato, che accompagna lo scrittore in un lungo viaggio attraverso gli Stati Uniti a bordo di un furgoncino chiamato Ronzinante, in realtà si chiama Charles le Chien, è nato nei sobborghi di Parigi e cresciuto in Francia. Pur conoscendo un po' di inglese canino risponde subito ai comandi solo in francese; altrimenti deve tradurre, e questo lo rallenta. Charley sa leggere il pensiero del suo padrone; prima ancora che questi abbia elaborato metà di un progetto Charley lo sa e sa anche se lui farà parte del progetto. Consiglierei questo libro a coloro che sanno bene che "i pensieri e i sentimenti degli animali non sono semplici", ma anche a coloro che sanno che i viaggi rappresentano "cose a sè, ciascuna individua e nessuna eguale". La gente non fa un viaggio. È il viaggio che fa la gente.

Il libro non mi è piaciuto, perché non ho ritrovato probabilmente quello che mi aspettavo dall'autore. La storia non mi ha detto niente di particolare. Solo una continua lettura di Steinbeck mi ha fatto trovare poi quello che cercavo in altri suoi titoli come Pian della Tortilla. Non essenziale.

Van pronto, cartina alla mano (la trovate alla fine del libro) e si parte! Tre mesi alla scoperta dell'America, con incontri, riflessioni, storie e curiosità. "E allora vidi quel che avrei veduto tante volte lungo il viaggio: un'aria di desiderio", nonché quel che accade anche a noi lettori pagina dopo pagina di questo reportage, ovvero il sogno di partire, l'anelito all'esplorazione dell'altrove. Diversi temi da approfondire per capire meglio gli Stati Uniti, ma un'ottima prima infarinatura. Lo consiglio.