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La via portoghese al corporativismo -  Daniele Serapiglia - copertina
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La via portoghese al corporativismo -  Daniele Serapiglia - copertina

Descrizione


Il corporativismo in Portogallo fu l'elemento fondamentale dell'ideologia dell'Estado Novo (1933-74). Asse portante della Costituzione, questo rappresentò una potente arma di propaganda del governo salazarista, che raffigurandolo, nella teoria, come frutto del decennale dibattito cattolico e laico-democratico, sviluppatosi tra la fine del XIX secolo e gli anni venti del successivo, nella pratica, lo modellò secondo l'esempio del corporativismo dell'Italia fascista. Questa ricerca parte, dunque, dal pensiero cattolico sulla materia corporativa di fine Ottocento, per giungere ai primi dieci anni (1933-1943) del governo guidato da Antonio Oliveira Salazar, esplicando il processo evolutivo di un fenomeno che in varie forme sorse in tutta Europa tra le due guerre e che in Portogallo si sviluppò in modo piuttosto originale.
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Dettagli

2011
26 maggio 2011
252 p., Brossura
9788843054718
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Indice

Prefazione di Luís Reis Torgal
Introduzione
1. Il pensiero sociale cattolico in Portogallo
Tra medioevo ed età contemporanea: le radici del corporativismo lusitano/La dottrina corporativa cattolica e il congresso di Lisbona del 1895. La nascita dei Círculos Católicos de Operários e del Partido Nacionalista/La “scuola” corporativa di Coimbra: il Centro Académico de Democracia Cristã e la rivista “Estudos Sociaes” (1906-11). L'ombra di Murri/La Prima Repubblica e la diaspora dei cattolici/ “Action française” e l'influenza sul movimento controrivoluzionario portoghese e su quello cattolico. Analogie e diversità
2. Dalla guerra al dopoguerra. Il riaprirsi del dibattito corporativo: l'esperienza di Sidónio Pais e la Costituzione del 1918
Le ragioni dell'intervento: l'ultimo acuto dello Stato liberale/La crisi economica/La crisi del 1917. Fatima e la fine della Prima Repubblica/Il 1918: l'avventura del “prestigioso caudillo” Sidónio Pais/L'esperienza corporatista di Sidónio Pais nel contesto dell'Europa postbellica
3. Il corporativismo e l'Estado Novo
Il 1926. La rivoluzione del 28 maggio/La condanna di “Action française”. Un dibattito tra cattolici
Portoghesi/Dalle Finanze al potere/La riforma costituzionale/L'Estatuto do Trabalho Nacional/La Guerra civile spagnola e la Fundação Nacional para Alegria no Trabalho/Il corporativismo lusitano tra Italia fascista e Vichy
Conclusioni

Voce della critica

"Il Portogallo è attualmente un cataclisma in marcia. Ci sveglieremo? Ci salveremo?", scriveva l'economista Antonio Oliveira Salazar sul giornale cattolico "Imparcial" del 14 marzo 1912, a nemmeno due anni dall'avvento della repubblica, seguito da un ventata di laicizzazione, e poco prima della riscossa cattolica. Quest'ultima, per Daniele Serapiglia, attivo presso l'Università di Bologna, si alimentò del cosiddetto miracolo di Fatima (1917), ma quasi paradossalmente trovò in un tecnico come Salazar, che divenne ministro delle Finanze, la propria figura-traino: conclusasi la breve parabola del regime di Sidonio Pais, fu lui a mediare fra monarchici, fascisti e repubblicani conservatori, riuscendo infine a varare l'Estado Novo con la Costituzione del 1933, anche se lo iato fra teoria e pratica ne impedì un'effettiva realizzazione: fino al 1956 non esistettero le corporazioni, ma solo un Consiglio corporativo. Molte le sorgenti di quell'esperienza: fascismo (Salazar fu un ammiratore di Mussolini, citandone la Carta del Lavoro fin dal primo articolo dell'Estatuto do Trabalho Nacional), istanze d'ordine (non a caso restò a lungo presidente il generale Carmona), maurrassismo (propugnato nell'avamposto iberico soprattutto dall'Integralismo lusitano, ma noto ai più), cattolicesimo sociale (Salazar apparteneva al Centro Académico de Democracia Cristã; l'opera di Giuseppe Toniolo era moneta comune fra le élites antisocialiste portoghesi) e tradizionalismo entrano a vario titolo in quest'attenta ricostruzione del sorgere e dell'evolversi di uno stato corporativo che, pure, si giovò di uno status di neutralità durante la guerra mondiale.
Daniele Rocca

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