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Verso una terra «antica e nuova». Culture del sionismo (1890-1945) - copertina
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Verso una terra «antica e nuova». Culture del sionismo (1890-1945)
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Verso una terra «antica e nuova». Culture del sionismo (1890-1945) - copertina

Descrizione


Sviluppatosi come risposta all'antisemitismo crescente della seconda metà dell'Ottocento e al processo di assimilazione degli ebrei nel mondo moderno, il sionismo ha segnato un passaggio decisivo della storia novecentesca. Esso costituisce un fenomeno antropologico, religioso ed estetico sorretto dalla singolare commistione di antico e nuovo (come lascia immaginare il titolo di un'opera del suo fondatore Theodor Herzl) e affonda le sue radici in un terreno culturale complesso, in cui il legame biblico, filtrato dall'humus determinante della cultura austro-tedesca, si proietta - nella sua fase iniziale - verso un'utopia in cui il sogno nazionale è anche vocazione cosmopolitica, idea di tolleranza, umanesimo, convivenza delle identità culturali, linguistiche e religiose. Il volume si propone di analizzare le matrici culturali e l'impatto che l'idea sionista ebbe nei primi decenni del Novecento sulla cultura europea, offrendo un'occasione di confronto su alcuni protagonisti e su alcuni momenti della storia di questa idea tra la fine dell'Ottocento e la fondazione dello Stato d'Israele, in riferimento soprattutto alla cultura austro-tedesca e alle ripercussioni che tale idea ha avuto sull'ebraismo italiano.
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Dettagli

2011
14 aprile 2011
319 p., Brossura
9788843059379
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Indice

Presentazione
Fare storia. Il sionismo, una rivoluzione dell'identita di Georges Bensoussan
Theodor Herzl: la "questione ebraica", il Congresso di Basilea e la visione utopica dello Stato ebraico nel romanzo Altneuland di Julius H. Schoeps
" Eppure i muri sono caduti". Esperienze di frontiera degli ebrei assimilati nel dramma di Theodor Herzl Il nuovo ghetto di Péter Varga
Sabbatai Zewi canta. Note di Herzl sul falso messia di Roberta Ascarelli
Leon Kellner: un sionista fra la Vienna di Herzl e gli ebrei della Bucovina di Giulio Schiavoni
Figure ebraiche nella Vienna fin de siécle. Theodor Herzl scrittore di feuilletons filosofici di Vincenzo Pinto
Alle origini del sionismo politico: Max Nordau e la questione ebraica di Gabriella Pelloni
L'unica soluzione. Ideologia sionista e teatro di Brigitte Dalinger
Protocolli della legge. Kafka all'XI Congresso sionista di Guido Massino
Il sogno chiuso dentro l'ambra. La figura di Else Lasker-Schuler nel film Berlin-Jerusalem di Amos Gitai
di Eloisa Perone
La concezione del sionismo nella vita di Gershom Scholem di Klaus Davidowicz
"Non possiamo mai arrivare pienamente a casa". Gershom Scholem arriva in Eretz Israel di Claudia Sonino
Il sionismo fra Oriente e Occidente. Sul problema delle origini culturali dello Stato di Israele di Eveline Goodman-Thau
La patria ritrovata nella lirica delle madri fondatrici di Gabriella Steindler Moscati
Far fiorire il deserto. Il sogno di Ben Gurion, l'Istituto Blaustein a Sde Boker e la biotecnologia applicata al deserto di Aaron Fait
Il sionismo e la “Rassegna mensile di Israe"? di Anna Foa
L'Hechaluz in Italia dopo la Liberazione di Sergio I. Minerbi
Il viaggio a Gerusalemme e gli scrittori italiani: il caso Pasolini e il caso Montale di Alberto Cavaglion
Gli autori

Voce della critica

È indispensabile, questo libro, per comprendere la complessità del sionismo, visto invece quasi sempre in chiave ideologica tra demonizzazione e acritica adesione, ignorandone i diversi aspetti e trascurandone gli attuali sviluppi degli israeliani, divisi tra chi vi si riconosce solo in parte, chi fa riferimento alla sua idea messianica, a quella territoriale o a quella scientifica, nel quadro del conflitto tra democrazia e tentazioni di teocrazia. Più agile di Il sionismo. Una storia politica e intellettuale di Georges Bensoussan (Einaudi, 2007), il volume, frutto di una ricerca internazionale, parte dal 1895, l'anno che anticipa il congresso fondativo di Basilea, e arriva fino alla nascita dello stato di Israele nel 1948 e oltre, inserendolo nell'ambito dei movimenti nazionali ottocenteschi e sottolineando inoltre la specificità delle diverse forme di rinascita ebraica − dal sionismo socialista russo a quello spirituale e culturale di Martin Buber − e come esse si catalizzino nella figura carismatica di Theodor Herzl, che all'utopia della creazione di uno stato per gli ebrei, dopo l'affermarsi dell'antisemitismo, dà forma politica e organizzativa. Già il sottotitolo rivela pluralità di tematiche. Da diverse prospettive sono infatti analizzati, nel contesto della Vienna tra Ottocento e Novecento, la rappresentazione letteraria che Herzl fa del futuro stato nel romanzo Altneuland e la denunzia della mai sopita ostilità antiebraica nei suoi drammi e nei suoi feuilletons filosofici, nonché il collegamento con l'idea messianica e la controversa figura di Shabbetai Zevi e il suo rapporto con Max Nordau, teorizzatore del nuovo ebreo "muscolare" e pioniere, e con figure meno note, quale Leon Kellne. Altri saggi sono dedicati all'attenta disamina dei complessi rapporti con il sionismo di Kafka. Né mancano il grande studioso della Kabbalah Gerschom Scholem, amico di Walter Benjamin, alla luce di nuovi documenti, e la grande voce poetica di Else Lasker-Schuler nella lettura cinematografica di Amos Gitai. Degna di interesse è anche la parte dedicata all'Italia, dove viene ricostruito il ruolo originale del sionismo, nell'ambito di una sparuta minoranza ebraica, attraverso la testimonianza di Minerbi, poi ambasciatore italiano a Gerusalemme, e le travagliate vicende della "Rivista Mensile d'Israel" dalla sua fondazione nel 1925 a oggi, collocando nel dibattito sul sionismo noti antifascisti quali Enzo ed Emilio Sereni, nonché Nello Rosselli. Suggestioni nascono poi dalle cronache di due personaggi che del viaggio a Gerusalemme offrono versioni inconsuete, ossia lo sguardo poetico umile e problematico, e come sempre profetico, di Pasolini, e la cronaca scanzonata e meno rivelatrice di Montale. Vi è anche una lettura di genere con la presentazione di quattro madri fondatrici della letteratura israeliana. Come per ogni libro che fissa punti fermi, ma offre anche spunti di indagine, dopo la stimolante lettura ci si pone, tra le altre, la domanda se invece che Lo stato ebraico non convenga tradurre il pamphlet herzliano Der Judenstaat con "Lo stato degli ebrei", o ci si sente invogliati ad affrontare altri aspetti, quali, ad esempio, la dimensione iconografica che efficacemente ha contribuito alla diffusione del messaggio sionista. Rita Calabrese

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