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Descrizione


Un difetto delle sempre più frequenti discussioni sull'unita europea è il loro punto di partenza quasi immancabilmente istituzionale ed economicistico. Si dà per scontato che l'impulso ai processi d'integrazione politica ed economica provenga, e sia destinato a provenire, sempre dall'alto, dai governi o dai grandi gruppi industriali. Kaelble capovolge quest'ottica, sostenendo che, a partire dalla fine del secolo scorso e con una forte accelerazione nel secondo dopoguerra, in direzione dell'integrazione si sono avute in realtà anche forti spinte dal basso, dalla società civile. E lo documenta con un'analisi rivelatrice delle tendenze delle società dell'Europa occidentale a partire dal 1880, nei loro aspetti più significativi: famiglia, industria, mobilità sociale, scolarizzazione, urbanizzazione, Welfare State.
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Dettagli

3
2003
10 settembre 1990
236 p.
9788842036494
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Indice

Premessa – 1. Introduzione – 2. I caratteri particolari delle società europee nel XX secolo – 3. Crescenti somiglianze tra le società europee nel XX secolo – 4. Uno sguardo d'insieme – Appendice – Note – Bibliografia.

Voce della critica


scheda di Revelli, M., L'Indice 1991, n. 1

È un luogo comune che l'Europa sia, per così dire, un "prodotto artificiale", risultato di accordi tra stati e di convenzioni economiche: diplomazia più mercato comune. Kaelble, docente di storia sociale ed economica alla Freie Universität di Berlino, tenta di rovesciare questa credenza, proponendosi di verificare la possibilità di un"'integrazione sociale" dell'Europa. Di ricostruire i percorsi di un processo di unificazione "dal basso", di medio-lungo periodo, interno alle forme della quotidianità sociale e alle dinamiche dei comportamenti collettivi. Esiste dunque un'Europa che non sia solo "la fredda creazione di tecnocrati"? Secondo Kaelble sì. Esisterebbero, in particolare, almeno otto caratteristiche peculiari che farebbero dell'Europa un 'unicum', diverso non solo dall'area del sottosviluppo, ma dalle altre grandi potenze industriali: Urss, Giappone e Stati Uniti. Esse consisterebbero: nella "struttura della famiglia" (fin dagli albori dell'età moderna mononucleare); nella struttura dell'occupazione, fortemente industriale dalla fine del XVIII secolo e, contemporaneamente, nella dimensione relativamente limitata delle grandi industrie; in un relativo "ritardo della mobilità sociale"; nell'esistenza di minori disuguaglianze sociali combinate con una maggiore discriminazione ("minore disuguaglianza tra ricchi e poveri e forte bisogno di sottili differenziazioni''); in una più lenta crescita delle metropoli e, quindi, in una migliore qualità della vita; nello sviluppo di un sistema di 'welfare' relativamente precoce; infine in un particolare tipo di conflitto sociale, caratterizzato da uno stretto legame tra politica e lotte operaie, da una più massiccia adesione al sindacati e da una più travagliata vicenda di questi. La trattazione rimane, indubbiamente, a livello modellistico, muove per grandi generalizzazioni, semplifica assai. Ma costituisce comunque un utile quadro di riferimento per un approccio non convenzionale.

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La recensione di IBS

Un difetto delle sempre più frequenti discussioni sull'unita europea è il loro punto di partenza quasi immancabilmente istituzionale ed economicistico. Si dà per scontato che l'impulso ai processi d'integrazione politica ed economica provenga, e sia destinato a provenire, sempre dall'alto, dai governi o dai grandi gruppi industriali. Kaelble capovolge quest'ottica, sostenendo che, a partire dalla fine del secolo scorso e con una forte accelerazione nel secondo dopoguerra, in direzione dell'integrazione si sono avute in realtà anche forti spinte dal basso, dalla società civile. E lo documenta con un'analisi rivelatrice delle tendenze delle società dell'Europa occidentale a partire dal 1880, nei loro aspetti più significativi: famiglia, industria, mobilità sociale, scolarizzazione, urbanizzazione, Welfare State.

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