Vento forte tra Lacedonia e Candela. Esercizi di paesologia

Conosco bene i luoghi e da questo volume ho tratto solo un senso di distacco e desolazione senza requie. A 40 anni dal grande terremoto, per ritrovare l'Irpinia seppur ferita torno alle pagine di Emilia Betsabea Cirillo che ancora 30 anni fa - quando le autoinvestiture a "paesologo" non esistevano - ha dedicato 30 ritratti colmi di partecipazione ad altrettanti paesi irpini nel suo "Il pane e l'argilla".

Il vento che entrava nel pomario, nella paesologia di Arminio è uscito in fretta, respinto dall'esercizio di uno stile fondamentalmente incolore, espressione di un esercizio di vitalismo retorico ridotto a minimalismo a prezzo di costo. Indubbiamente qualcosa, ma non certo meglio di niente. La responsione fra pietre vermetti scarafaggi erba e muricciuoli nel mondo del paese riscoperto ebbe forse tempo fa un senso che ora non ha più.

Vagabondo nel territorio, visitando e rivisitando e scoprendo e riscoprendo paesi noti e nuovi l'autore fa il bilancio dei cambiamenti nl suo territorio e forse nella società e anche in sè stesso. Ricco di notazioni curiose, di riflessioni spiritose e amare e quasi sempre affettuose è un bel viaggiare in compagnia di un occhio acuto e di uno spirito sensibile. Il bilancio alla fine è negativo ma prevedibile : cambiati stili di vita e di economia i paesi cresciuti nei secoli adeguandosi alle abitudini dei loro paesani non reggono i modi e i tempi della trasformazione e più che cambiare si deteriorano come una scatola di cartone riempita di troppi e diversi oggetti non adatti alla sua forma e volume. Si legge con piacere.