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Vent'anni che non dormo - Marco Archetti - copertina
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Vent'anni che non dormo - Marco Archetti - copertina
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Descrizione


Marco ha studiato filosofia e ha smesso. Ha lavorato nelle toilette di un autogrill e ha smesso. Ha convissuto con una ragazza e ha smesso. Ha voluto una famiglia e ha smesso di volerla. Ora lavora in una pizzeria e già non ne può più. Cerca casa e la trova in condivisione con Chiara, una giovane senz'arte né parte ma con molti, troppi amici e soprattutto con una spiccata propensione a consumare in una notte, con l'ingenuità di un cuore facile, un grande amore dopo l'altro. È allora che a Marco viene l'idea: e se questi "grandi amori" glieli procurassi io, dietro adeguato compenso? Detto, fatto. Ma Marco è veramente un pappone? E Chiara è veramente una prostituta?
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Dettagli

2005
199 p., Brossura
9788807701610

Valutazioni e recensioni

2,69/5
Recensioni: 3/5
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Emiliano
Recensioni: 1/5

L'intenzione e la buona volontà di scrivere un libro originale ci sono, peccato che non siano assolutamente espresse nell'opera. L'autore si lascia sfuggire di mano quasi subito la scrittura, che piomba nel caos disorganizzato, facendo perdere completamente la bussola a chi legge. Difficile da portare a termine.

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luca
Recensioni: 5/5

bravissimo. il libro e' molto stratificato e interessante. le parti in corsivo sono di rara intensita'. e poi, vivaddio, si ride. un'anatomia sospesa del nostro paese, ma senza zavorre ideologiche. tutti quelli che fanno i bacchettoni qui, continuino a leggere le nefandezze cui sono abituati - da ammaniti in poi. archetti, per nostra fortuna, non e' per tutti. luca.

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Marco
Recensioni: 3/5

Il libro parte veramente col botto, ( la descrizione dei nonni e della bettola in cui i genitori del protagonista si conoscono e' un pezzo di rara comicità letteraria), poi si ride molto meno, e lo si fa amaramente. Proseguendo pero' non si capisce bene dove Archetti voglia andare a parare, e, confuse tra virtuosisimi linguistici sempre azzeccati, l'autore inserisce alcune scene forse volutamente scandalose (ad esempio quando il protagonista fa sesso con il travestito), ma del tutto avulse dal contesto. L'autore mi sembra comunque da seguire, aspettiamo le prossime uscite....

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Voce della critica

È una piacevole riconferma quella del ventinovenne Marco Archetti che, con il suo secondo romanzo Vent'anni che non dormo, bissa il successo della sua opera prima, Lola Motel (Meridiano Zero, 2004) – che era dedicato alla febbre di un soggiorno cubano – dopo un passaggio nella bella antologia giovanilistica Gli intemperanti, sempre edita dalla giovane casa editrice di progetto padovana. Sì, è vero, questi nuovi scrittori – non sono i nuovi cannnibali, ma solo rappresentativi del loro ombelico – hanno mandato in soffitta il romanzo di formazione e hanno imposto – non spontaneamente – una nuova linea di tendenza: quella del "precariato letterario". Ne deriva che il nuovo format è figlio di questo generazionale non avere punti di riferimento, né affettivi, né lavorativi.

Nella storia di Archetti questo si traduce nell'assoluta mancanza di una trama, che se c'è è data dal ritmo, quello sì, incalzante, della narrazione. Il protagonista – guarda un po', si chiama Marco – ha lasciato l'università ed è stato fagocitato dai tanti lavori precari e flessibili figli della riforma del centrosinistra – molto apprezzati anche dal centrodestra – che, pur entrando nelle statistiche dell'occupazione, hanno il solo merito di svuotarti la testa e il cuore; producendo nuovi poveri che hanno l'illusione di non esserlo. Marco lavora presso un autogrill e fa il guardiano dei bagni; poi – sognava solo organi genitali che si svuotavano dei loro fardelli liquidi-digestivi – decide di entrare in un ristorante e inizia ad avere preciso sentore degli odori che gli ruotano attorno. La sua vita sentimentale è inesistente: rompe con la vecchia ragazza e vive con un'altra, che però è tutta presa da amplessi generici e ripetuti e da ripensamenti nei suoi menage alimentari. Marco, approfittando dei desideri amorosi-ninfomani della sua amica, organizza una bella attività imprenditoriale, mentre ripensa ai suoi genitori che si sono separati, e, in un interessante esperimento di metaletteratura che screzia il testo, sogna i suoi nonni: qui la narrazione ricorda una descrizione consimile che fa John Fante nel suo La confraternita dell'uva (ora riproposto da Einaudi nella cura di Emanuele Trevi con la bella traduzione di Francesco Durante).

Cosa fa allora del romanzo di Archetti qualcosa che spicca dalla massa di nuovi narratori che raccontano cose consimili? Sicuramente la lingua, che è veloce, figlia di un occhio totale e autentico, e che non dimentica, nel ciarpame di una vita senza senso, esperimenti di poesia. C'è poi tanta vita minima ma vissuta e pensata, e il suono della storia alta (?) è solo un'accensione di televisione dove la comunicazione non tange la ricerca di un posto giusto dove vivere e sperimentare sentimenti autentici. Anche se il sistema ti vuole annullare nell'obbedienza senza tracciato mentale.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Vincenzo Aiello

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