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Venere in pelliccia
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Venere in pelliccia - Leopold von Sacher Masoch - copertina
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Venere in pelliccia

Descrizione


Arte, letteratura, sensualità si intrecciano nelle pagine di "Venere in pelliccia", dove si racconta la relazione del giovane aristocratico galiziano Severin con Wanda Dunajew, una nobildonna vedova, ricca e bella. Con lei, antesignana di tanti personaggi femminili della letteratura decadente, il protagonista sottoscrive un vero e proprio contratto: sarà il suo schiavo, con il nome di Gregor, e lei la sua dea, con potere di vita e di morte purché, ispirandosi alla "Venere allo specchio" di Tiziano, indossi una pelliccia. Pubblicato nel 1870, e in una nuova versione ampiamente rivista (che qui si pubblica) nel 1878, "Venere in pelliccia" è un romanzo pervaso da forti toni autobiografici che non va però letto come un "diario", perché assai accentuato è l'aspetto di letterarietà: Sacher-Masoch fonde infatti gli elementi più tipici della cultura germanica, dal mito romantico dell'innamoramento per un'opera d'arte al tema faustiano del patto con una forza infernale, fino alla contrapposizione tra civilizzazione decadente (l'uomo, il Nord, il castello in Galizia di Wanda) e natura primigenia (la donna, il Sud, l'Italia dove i due compiono un viaggio). È in questo che risiede il fascino dell'opera, e la sua estetizzante, colta, ma non per questo meno potente, carica sensuale.
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Dettagli

SE
2017
8 giugno 2017
172 p.
9788867232888

Valutazioni e recensioni

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Cristiano Cant
Recensioni: 5/5

Castelli arroccati in un silenzio che echeggia il grande romanticismo e sfondi di un Nord Europa inquieto e decadente insieme. I temi che intreccia il romanzo si perdono e si legano in un susseguirsi di scene nelle quali eros e filosofia, conflitto e desiderio si alternano in una storia d'amore tenera e malata insieme, sinistra e frustrata. Emerge pian piano l'idea del servo-padrone, un rapporto fra desiderante e desiderato che rovescia di continuo i suoi ruoli fino a vere pagine di fuoco, a devozioni finalmente realizzate, a un inconscio che non spolvera più se stesso al lume della sola parola, ma scende nel proprio inferno e ne libera le braci, le lingue, le infinite e contorte fragilità del proprio sogno. La carne e il diavolo, altro binomio spaventoso che non tarda ad affacciarsi, un vento che dissangua la calma e scopre voglie uguali a comandi irrinunciabili, pena un'infelicità, un inappagamento, un respiro mozzato dalle sterili corde del perbenismo ottuso, di un'aristocrazia imprigionante. Asservirsi, darsi interamente a una schiavitù rincorsa, a una specie di dea dominante che tutto può esigere e tutto può sapere, solo così si potrà toccare la vera essenza della sensualità nel dolore, dell'anelito sedato, reso gioia, godimento, ricchezza. Un quadro, una pelliccia, e tutta una debordante somma di pensieri che cadono fra le spire di amore come pezzi di un'io già infranto, perduto, figlio di stagioni storiche di declino e blasoni ormai al tramonto. Il vizio come liberazione dalle cappe di un ambiente castrante, volgare, seduzione e condanna. Libro che può far storcere il naso per le sue frequenti ossessioni, ma che è anch'esso, indiscutibilmente, un tratto di verità interiore dal quale non ci si può astrarre. Copertina bellissima.

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Alberta
Recensioni: 5/5

Splendido il film di Polanski, molto bello anche il racconto. Una storia sensuale, ma anche cervellotica, dove il patto con il diavolo diventa il patto con la donna, dove la donna è potente e dominatrice, ma l'uomo comanda davvero. Una storia più complessa di quel che appare e che sottende una cultura alta dell'autore.

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severin
Recensioni: 5/5

L'edizione che ho letto io purtroppo non è questa. Wanda, viene chiamata Emilienne. La storia è quella, il finale, sublime colpo di scena. Lasciando perdere il culto del masochismo, è proprio nel finale che questo libro insegna davvero qualcosa: leggetelo e scopritelo.

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(Leopoli, Galizia, 1836 - Lindheim, Assia, 1895) scrittore austriaco. Pubblicò anche con gli pseudonimi di Charlotte Arand e Zoë von Rodenbach. Le sue opere migliori sono alcune storie di ambiente galiziano ed ebreo (L’ultimo re dei magiari, Der letze König der Magyaren, 1867; Storie galiziane, Galizische Geschichten, 1877-81). I suoi romanzi e racconti sono caratterizzati da una forte vena erotica (Venere in pelliccia, Venus im Pelz, 1870), e fu proprio richiamandosi alle vicende, spesso morbose, in essi rappresentate, oltre che a episodi del suo tumultuoso matrimonio, che gli studiosi di sessuologia hanno coniato il termine «masochismo».

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