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Davvero una bellissima edizione. Tante belle fotografie per uno dei nostri maestri del bianco e nero, molto famoso all'estero e meno conosciuto da noi. Da riscoprire assolutamente. Oltre alle fotografie, c'è una bella intervista e una serie di recensioni sui suoi lavori. Ogni tanto Skira fa delle buone cose.
Recensioni
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C'è un sottile senso di vertigine che immediatamente ci assale quando osserviamo le fotografie di Vasco Ascolini. Subito cogliamo la presenza pervasiva, talvolta inquietante, dell'ombra, un buio che qui spesso si è fatto nero assoluto, che circonda e isola un frammento dell'immagine, o che penetra come una lama fino al cuore di ciò che vediamo, in un'ambiguità della visione che ci induce alternativamente a pensare che anche quella porzione del reale su cui la luce ancora si posa sia sottoposta a un assedio e a una possibile disfatta o, all'inverso, che quel chiarore sia l'annuncio di una scesa in campo della luce, di una sua capacità di riconquistare lo spazio e di sbaragliare le tenebre. Nello stesso tempo, immagine dopo immagine, ci accorgiamo che Ascolini ha adottato un taglio volutamente asimmetrico, collocando le figure o le cose dove noi idealmente mai le porremmo o ci aspetteremmo di incontrarle, come se lui avesse misteriosamente introiettato una sua peculiare misura aurea, che gli fa magicamente comprendere che il centro geometrico mai può corrispondere al fuoco, al nucleo di verità cui i nostri occhi debbono tendere se vogliono davvero carpire il segreto di un'immagine. Nelle fotografie scattate al Teatro Municipale di Reggio, volti e corpi sono colti mentre stanno uscendo dalla scena, o entrandovi, come se solo così potessero affermare una loro presenza più forte e più vera: in fondo, Ascolini ha saputo ricreare quella tensione prima dell'arrivo sul palcoscenico di un attore che s'annunci attraverso la sua voce che ci proviene da dietro le quinte, o con l'estremità di un suo arto che appare appena, mentre s'avanza per rivelarsi agli occhi degli spettatori.
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