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2010
1 gennaio 2010
172 p.
9788889529041

Voce della critica

Se crediamo che le organizzazioni e i sistemi, di qualsiasi livello di forza o debolezza siano dotati, possano avere cambiamenti fisiologici decisivi, va allora assegnato un compito di rilievo alla valutazione e alle sue misure di valore. Parimenti, se crediamo nella crescita dell'intelligenza e negli interventi che la favoriscono, la valutazione e i suoi sistemi, con le loro asperità, meritano studio e registrazione continui.
Racconta Mark Twain che al generale Ulisse Grant, il quale chiede perché gli sia riservato un posto così lontano dalla contemplazione dell'Eterno e chi mai fosse questo J. Smith, ciabattino londinese del Seicento, primo nella graduatoria dei grandi strateghi, san Pietro risponde che quel ciabattino sarebbe stato il più grande generale di tutti i tempi se avesse avuto le condizioni e le opportunità per mostrare le sue vere doti militari.
Questo per quanto concerne la valutazione divina. Non così per noi, che di valutazione continuiamo a discutere, come fa con merito questo libro curato dall'Associazione Context, che presenta gli atti di un convegno tenuto a Trento nel maggio del 2009. Promotrice del convegno è stata appunto l'Associazione Context, che nasce in ambito universitario, specificatamente con un indirizzo psico-educativo e con finalità di ricerche innovative ad ampio raggio sulla scuola. Articolato in cinque sezioni che coprono punti di vista diversi della valutazione, da quello degli insegnanti a quello dell'apprendimento a quello dei cosiddetti contesti, il volume contiene diciotto interventi e la sintesi di una tavola rotonda.
La discussione, il tono degli interventi e soprattutto la linea sulla quale vengono mantenuti gli argomenti vanno oltre il campo semantico della disciplina della valutazione. Il richiamo sottinteso, e non tanto, parla infatti sempre a favore di una relazione fra valutazione e cambiamento, inteso come crescita della personalità scolastica degli studenti, aumento dell'intelligenza didattica degli insegnanti e disposizioni migliori dell'organizzazione. Che il fine sia il cambiamento è mostrato anche dalle domande che sorgono attorno alla valutazione: sulla complessità delle condizioni dell'istruzione, sulla socialità dell'apprendimento e soprattutto sull'estrema varietà delle esperienze. L'intera questione è dunque legata a domande di fondo: su che cosa si basa l'acquisizione della conoscenza? è modificabile l'intelligenza? è insegnabile? E tutto porta, giustamente, al lavoro didattico, al "lavoro di classe", di cui la valutazione rimane uno strumento maieutico volto a far emergere ciò di cui le vecchie categorie (giusto-sbagliato, presente-assente), come i moderni standard, non si sono mai accorte: i pensieri e i ragionamenti sottostanti le prove. Pensieri e ragionamenti con i quali occorre dialogare, poiché sono il disegno lento e a volte faticoso di un apprendimento individuale, che la velocità di una valutazione può confondere e lasciare incompiuto.
Attraente è l'ultima sezione relativa alla valutazione dei contesti, dei quali gli interventi precisano, e con interessanti diverse accezioni, definizione e dominio. La valutazione dei contesti è stata finora disciplina extrascolastica. L'assunzione del concetto di contesto, con gli obblighi di analisi che ne derivano, potrebbe aprire la strada ad acquisizioni significative in Italia, per esempio al riconoscimento di quelle capacità e di quei saperi che provengono dal campo esperienziale più esteso.
Fausto Marcone

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