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Anno edizione: 2011
Anno edizione: 2009
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Un mainstream travestito da fantasy. Faccio fatica a credere che questo romanzo sia un'opera di esordio. La padronanza della lingua italiana e l'ampia terminologia utilizzata, sempre appropriata e mai fuori luogo, mi fanno pensare all'autore come a una persona che scrive da tanto, tanto tempo. Nonostante la presenza di quelle creature che sono parte fondamentale dell' high fantasy, quali nani, elfi, orchetti, goblin, a mio modesto avviso, questo romanzo ha tutte le carte in regola per rientrare nella narrativa "non di genere". Questo perché ne "Il valore della Terra" vengono capovolti gli schemi tipici del puro fantasy: all'azione si preferisce la riflessione; alla magia, l'amore per la natura e per la terra; all'eroismo, la quotidianità; alla distopia, l'utopia. Per questo motivo, quando nella lettura mi sono imbattuto nei personaggi appartenenti alle razze fantastiche, automaticamente, nani, elfi e orchetti mi sono parsi come rappresentanze metaforiche della diversità umana. Apprezzabile il dettaglio con il quale vengono curati i particolari legati alla coltivazione della terra e al suo business, testimonianza di una profonda conoscenza della tecnologia rurale e dell'economia aziendale. Il finale, a mio avviso troppo affrettato, lascia presagire a un sequel. Attendo con ansia le nuove vicissitudini del clan Gelsi. Lettura consigliata a tutti, anche a chi non ama i fantasy.
“ Il valore della terra ” si può considerare come un buon esordio. Mario Magro ci trascina in quest’avventura fantasy che presenta al suo avvio molte analogie e peculiarità tipiche del romanzo storico. I personaggi sono ben tratteggiati e condividono il teatro delle varie vicende in modo armonico e plausibile. Nelle brevi pagine di questo volumetto, si possono riscoprire personaggi e simbologie del fantasy classico come: Nani, Elfi, Orchetti, Goblins, foreste incantate e tanto altro ancora. Per raccontarci questa vicenda, l’autore ha l’intuizione particolare di impiegare personaggi molto comuni e decisamente popolari come dei semplici contadini raggruppati in “Clan”che vivono a stretto contatto con la terra e la natura, generando una vera e propria simbiosi con esse. Per distinguere i vari membri dei “Clan” o se preferite famiglie patriarcali, lo scrittore non si preoccupa di coniare un nuovo termine o di ricercarne uno arcaico o semplicemente caduto in disuso. Si avvale della parola “Cugini” che pur conservando gran parte del suo significato originario, serve, in questo contesto, a individuare e distinguere i componenti del “Clan”. Nello scorrere di queste pagine ci si imbatte in alcuni piccoli errori che comunque non pregiudicano minimamente il valore del contenuto e l’armonia del trattato che rimane scorrevole e piacevole alla lettura. La trama è costruita diligentemente con buon intuito e un discreto ritmo, spesso incentrata sui valori specifici del materialismo che si scontrano inesorabilmente con quelli morali, dando a intendere perfettamente da che parte si schierano i protagonisti di questa storia molto delicata, razionale e sensibile. Veste editoriale abbastanza sobria e comoda.
UN FANTASY ECONOMICO-STATISTICO Punto di partenza interessante quello di questo fantasy economico-ecologista. La mia prima convinzione all’inizio della lettura è stata quella che l’autore avesse profonde conoscenze statistico-economiche e l’ultima pagina me lo ha confermato. Davvero insolito (e quindi degno di nota) condensare una realtà abbastanza frequente con la mera fantasia, intrecciando gli archetipi del fantasy senza tuttavia né esasperarli né osannarli. Il mondo in cui si muovono i protagonisti è quello rurale con tutte le difficoltà che esso comporta persino ai giorni nostri. L’organizzazione, la speranza, gli intralci ed il coraggio vengono descritti con dovizia di particolari; i personaggi, pur nella brevità dell’opera, sono simpaticamente caratterizzati con le loro manie ed il loro modo d’essere. Buona anche l’esposizione lieve della superstizione. Pur non essendo il protagonista dichiarato, il nano Vidharr è senza dubbio il più visualizzabile che mi fa pensare all’autoidentificazione da parte dell’autore. Sottolineo il buon uso della lingua, scorrevole e corretta (a parte qualche imperfezione irrilevante). Ecco un altro scrittore che conosce l’italiano e lo sa gestire in maniera mirevole. Aleggia palesemente il rispetto per la Natura, nonché il timore che la stessa incute nei travagli ‘umani’. Unico neo (ma si tratta di una mia fissa), forse le descrizioni dei luoghi sono un po’ troppo dettagliate e rallentano il ritmo della lettura. Consigliato a chi ama il fantasy classico, qui troverà le figure più amate poste però in un contesto narrativo differente e interessante.
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