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L'utopia e il terrore. Mosca 1937. Nel cuore della Russia di Stalin - Karl Schlögel - copertina
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L'utopia e il terrore. Mosca 1937. Nel cuore della Russia di Stalin - Karl Schlögel - copertina

Descrizione



Nel 1937 Mosca è la sede di grandiosi processi politici in cui le colpe degli accusati, del tutto inventate, vengono comunque minuziosamente analizzate. Al tempo stesso, la città vive uno stato di esaltazione.

"Il libro che più di tutti ha restituito alla memoria collettiva le vittime di Stalin" - Times Literary Supplement

Il Commissario del popolo alterna la compilazione di liste di migliaia di dirigenti e operai da fucilare alla supervisione dei lavori della nuova metropolitana, le cui stazioni vengono inaugurate una dopo l'altra. Il Bolsoj, la piazza Rossa, le dacie in periferia, le esposizioni, ma anche i luoghi delle esecuzioni e i campi di lavoro nella zona del canale, a nord. E le vacanze estive, le strutture sportive, i cinema, le vetrine dei negozi e le feste danzanti. "Che fossero collaboratori o persino vittime, tutti si ritrovarono risucchiati, in un modo o nell'altro, nel grande movimento in cui si erano impegnati e che giunse alla sua fine solo nel 1938. La città non era altro che un enorme cantiere in continua trasformazione."
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Dettagli

2016
16 giugno 2016
824 p., ill. , Rilegato
9788817084321
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Indice


Indice

Prefazione
Introduzione

I. Navigazione: il volo di Margherita
II. Il cantiere Mosca: il Piano generale di Stalin azione
III. Una topografia delle sparizioni. L'indirizzario di Mosca del 1936
IV. La creazione del nemico. Il processo penale al Centro terroristico trotzkista-zinov'evista
V. Più luce che ombra: Mosca 1937 di Lion Feuchtwanger
VI. Nel bagliore del fuoco: la Spagna e altri fronti
VII. Oscurità e terrore: la soppressione del censimento del 1937
VIII. Un palcoscenico per gli orrori dell'industrializzazione: il secondo processo farsa di Mosca del gennaio 1937
IX. Il festino in tempo di peste: il giubileo di Puskin del 10 febbraio 1937
X. La morte pubblica: il suicidio di Ordzonikidze e i rituali di morte
XI. Nella sala macchine dell'anno 1937: l'assemblea plenaria del Comitato centrale in febbraio e marzo
XII. Mosca a Parigi: il padiglione dell'URSS all'esposizione universale del 1937
XIII. La piazza Rossa: piazza d'armi e luogo di esecuzioni
XIV. Il concerto di Chopin e il rituale dell'uccisione: la radio e la creazione della grande comunità
XV. Art déco sovietica: il tempo incastonato nella pietra
XVI. Corpi bronzei, calzoncini chiari: la parata degli sportivi
XVII. Benessere e devastazione: il XVII congresso geologico internazionale a Mosca
XVIII. Una città sul mare: l'apertura del canale Moscova Volga
XIX. Un anno di avvnenture: l'Icaro sovietico del 1937
XX. La vetrina Mosca: l'abbondanza del mondo, la fame di merce e i crampi della fame
XXI. Spazi liberi, paesaggi da sogno: crociere sul Volga, vacanze in Abcasia, cospirazioni nella dacia
XXII. Ritorno in patria e morte del nazionalbolscevico Nikolaj Ustrjalov
XXIII. I festeggiamenti per la Rivoluzione d'ottobre del 7 novembre 1937
XXIV. Una miniatura dell'alta società prima del massacro
XXV. La Hollywood sovietica: miracoli e mostri
XXVI. Morte in esilio
XXVII. L'Arcadia a Mosca: il luna park di Stalin
XXVIII. Avtozavodcij: gli operai della Fabbrica dell'automobile Stalin
XXIX. Dzaz: la musica degli anni Trenta
XXX. Cambiamento di volti, cambiamento epocale
XXXI. America, sempre America: l'altro Nuovo Mondo
XXXII. Non conosco altro paese: il 1937 e la produzione dello spazio sovietico
XXXIII. Il poligono di Butovo: la topografia del Grande terrore
XXXIV. Biancheggia una vela solitaria... Tempo di sogni, mondi infantili
XXXV. Ezov al Bol'soj: la cerimonia per i vent'anni della Ceka
XXXVI. L'addio di Bucharin
XXXVII. A esclusivo uso interno! Mosca, una città sulla mappa del nemico
XXXVIII. Lo sterro
XXXIX. Invece dell'epilogo

Ringraziamenti
Note
Bibliografia
Fonti iconografiche
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leonardo curreri
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Ho letto con paziente fatica questo ponderoso libro che arriva con molto ritardo a rievocare un periodo della storia contemporanea. L'autore avrebbe potuto risparmiarsi, con metà pagine, avrebbe ugualmente detto ciò che a non pochi era già noto. Si sa, i tedeschi amano essere prolissi, e ben aveva ragione Rossini quando, a proposito del Lohengrin di Wagner, affermò che meglio avrebbe fatto l'autore a scrivere quello che aveva scritto in metà tempo. A chi giova codesto lavoro ? Dubito che possa essere utile agli adepti di una religione, una religione camuffata, ma pur sempre una religione, con i suoi dogmi, i suoi solerti sacerdoti che in modo più o meno catecumbale esistono e proliferano ancor oggi. Non può giovare nemmeno a quelli che sono stati restii a correre in aiuto di questi vincitori, convinti, come erano, che detta nuova religione non diceva che cose dette, che cose accadute, che cose risapute. Noi occidentali, noi europei abbiamo il culto della non accoglienza e dell'accoglienza allo stesso tempo. Non è da intellettuali ammettere certi fallimenti, mentre ne vediamo altri, a convenienza, miseramente fallire. Queste cose, almeno il grosso di questo nucleo, era già conosciuto. Niente di nuovo, quindi, perché tutto resterà come prima. Da una parte una religione per la quale ci si immola, dall'altra un laicismo a corrente alternata che vede e non vede, che ode e non ode. Quindi, un libro non utile, al di là di quello che dice e di come lo dice.

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