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In genere si segue il percorso di uno scrittore dalla sua opera prima fino alla più recente…chi scrive ha invece fatto il contrario: ha prima letto, apprezzato e recensito “La figlia dell’oca bianca”, una deliziosa raccolta di racconti, seconda opera di Antonella Cristofani e poi, sull’onda di questa, ha voluto leggere la prima antologia di quest’autrice, “Uscita che fu di lì”, anche questa pubblicata da Sovera editore. Ciò che accomuna queste due sillogi, che le rende assolutamente godibili provocando un sorriso interiore ininterrotto, è l’incredibile ironia che le permea, di cui sono intrisi tutti i racconti alcuni dei quali meritano la “pole position”, secondo noi, e ci riferiamo in particolare all’ultimo, “Harem, perché no?” e a “San Valentino”. Altro elemento comune alle due raccolte è il surrealismo di cui sono venate che ti porta a immaginare un epilogo per poi lasciarti spiazzata con un finale completamente diverso. Invito i lettori e le lettrici a leggere con attenzione “Harem, perché no?”: potrebbero riconoscersi nella situazione surreale immaginata dalla Cristofani e, perché no, metterla in pratica!!! In “San Valentino” l’autrice riesce a mescolare, con delicatezza e ironia, i momenti di dolore e sofferenza in un ospedale con l’amore e l’affetto di una coppia “datata”. Altri tre racconti che, secondo noi, meritano un particolare plauso sono “Verginità” e “Caro tappeto” ma non vi vogliamo dire come si dipanano, semplicemente surreali e deliziosi; e “La carrettella storica” che per chi non appartiene al mondo del teatro è “quella battuta che dici quando esci dalla scena alla quale però aggiungi tensione, vibrazione, trascinamento in modo che, nel momento in cui la voce svanisce dietro le quinte, tu spettatore senta nell’orecchio l’eco della battuta sussurrato da labbra fatte di aria e a quel punto stai già applaudendo…”.
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