L'uomo di Milesia

Con uno stile che ricorda molto la sceneggiatura di un film e addirittura un balletto di Bob Fosse (l'ingresso nel bar malfamato), Dagerman ci turba con una storia che attraversa tre quartieri distinti di una città: uno poverissimo, di là da un freddo ponte battuto da vento gelido, uno intermedio, Milesia appunto, in cui vive la classe media e l'altro un quartiere per benestanti. In una strana notte di tempesta il protagonista si rifugia in un locale, pieno di ombre e di donne mormoranti, in cui avviene una forzata compravendita di un bizzarro ritratto che causerà uno scollamento nella sua sanità mentale. Il racconto ci accompagna nel labirinto dell'inquietudine dell'uomo medio, alternando e forse mai svelando il confine fra sogno, delirio e realtà.

Un racconto inedito che e' un vero gioiellino letterario, stile cinematografico, atmosfera perturbante in bilico tra realta' e dimensione onirica, un incrocio letterario tra Kafka e Gogol (Il ritratto), a tratti lugubre e fantastico, una storia in cui si nasconde in modo sottile ma elegante, l'intima essenza delli spirito del weird, che molto spesso, in maniera sublime, lo si puo' intravedere in autori come Dagerman, in linea con il suo spirito tormentato, e la sua tragica fine, meglio, molto meglio rispetto ad autori generalmente specializzati in questo tipo di narrativa, il senso del perturbante, il bizzarro e l'insolito, l'estraneita' verso se stessi e la realta', in racconti come questo, raggiungono vette letterarie insperate, e di solito non vengono mai menzionati sui siti o riviste specializzate in narrativa dell'inquietante.

Dagerman è riuscito abilmente a risucchiare il lettore nel mondo descritto dal racconto; sembra di camminare al fianco del protagonista.