L'uomo con lo zainetto

Il libro nel complesso mi è piaciuto anche se con qualche riserva. La storia è avvincente anche se abbastanza prevedibile. Da subito si capisce che tutta la serie di omicidi è scatenata da un fatto avvenuto nel passato e da circa metà libro sappiamo chi è l’assassino. Ho trovato un po’ eccessiva la dovizia di particolari in alcuni omicidi, mi è sembrato solo un tentativo inutile di tenere più alta la suspence aggiungendo particolari raccapriccianti. La caratterizzazione dei personaggi è piuttosto piatta e scarna. Non mi è piaciuta per niente la figura dell’ ispettore Avenatti. L’ho trovato fuori luogo e poco professionale. Poco credibile che un poliziotto rivolga continue battute di scherno al suo superiore, il commissario Cavalli. Inutile, a mio giudizio, anche l’inserimento nel libro della sua storia d’amore con la giornalista di cronaca nera che lo accompagna addirittura nella trasferta romana in un momento clou dell’indagine, all’insaputa del commissario capo. In conclusione, secondo la mia opinione, un buon libro che forse avrebbe potuto essere sviluppato meglio.

Storia ben congegnata, un buon intreccio tra Torino e Roma, non male. Forse la parte "ironica" (le battute dei poliziotti) e "sentimentale" (la storia d'amore con la giornalista) non c'entrano molto (a me piace più il genere noir) ma si fa leggere. consigliato per letture sotto l'ombrellone

Una lettura consigliata da un'appassionata lettrice di autori italiani. Una storia intrigante in cui si combinano perfettamente omicidi, ambienti universitari, studi forensi, l'intramontabile storia di Roma e un'evocazione manzoniana che alza il livello letterario della narrazione. Una pagina dopo l'altra il lettore viene accompagnato dalla sagacia del commissario Cavalli e da una sintassi efficace e tagliente. Non mancano stimoli per riflettere sul legame tra organi di stampa e organi investigativi.