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Gli uomini di Mussolini. Prefetti, questori e criminali di guerra dal fascismo alla Repubblica italiana
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Gli uomini di Mussolini. Prefetti, questori e criminali di guerra dal fascismo alla Repubblica italiana - Davide Conti - copertina
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uomini di Mussolini. Prefetti, questori e criminali di guerra dal fascismo alla Repubblica italiana

Descrizione


La storia dell'impunità e della reintegrazione nella vita pubblica dell'Italia repubblicana di molti tra i piú noti accusati di crimini di guerra.

Alla fine della Seconda guerra mondiale molti tra i piú alti vertici militari delle Forze armate italiane avrebbero dovuto rispondere di crimini di guerra. Nessuno venne mai processato in Italia e all'estero. A salvarli furono gli equilibri della Guerra fredda e il decisivo appoggio degli alleati occidentali grazie a cui l'Italia eluse ogni forma di sanzione per i suoi militari. Diversi di loro furono reintegrati negli apparati dello Stato come questori, prefetti, responsabili dei servizi segreti e ministri della Repubblica e coinvolti nei principali eventi del dopoguerra: il referendum del 2 giugno; la strage di Portella della Ginestra; la riorganizzazione degli apparati di forza anticomunisti e la nascita dei gruppi coinvolti nel «golpe Borghese» e nel «golpe Sogno» del 1970 e 1974. Il loro reinserimento diede corpo a quella «continuità dello Stato» che rappresentò una pesante ipoteca sulla storia repubblicana. Attraverso documenti inediti, Conti ricostruisce vicende personali, profili militari, provvedimenti di grazia e nuove carriere nell'Italia democratica di alcuni dei principali funzionari del regime di Mussolini.
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Dettagli

2017
21 febbraio 2017
271 p., Rilegato
9788806215408
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Indice

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Tavola delle abbreviazioni e delle sigle archivistiche

Introduzione

Parte prima: Politica dell'ordine pubblico e «questione siciliana» nell'Italia della transizione

I. Dalla strage di Riesi a Portella della Ginestra
L'ispettore Ettore Messana

II. Dal Re alla Repubblica, dal fascismo a Portella della Ginestra
La spericolata carriera dell'ispettore Ciro Verdiani

III. Dal Sim di Mussolini a Castelvetrano
Servizi segreti e morti sospette nella carriera del colonnello Ugo Luca

IV. Dall'America Latina alla squadra mobile di Roma
Le tante vite del commissario Rosario Barranco

Parte seconda: I generali della guerra fascista negli anni della democrazia repubblicana

I. La «transizione riluttante» di Giovanni Messe nell'Italia democratica

II. Il generale e il ministro: le carriere di Taddeo Orlando e Achille Marazza

III. L'uomo di fiducia di Mussolini e Scelba: Giuseppe Pièche

Conclusioni. Il processo «Roatta» e la crisi dell'epurazione antifascista

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aristark
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Conti sogna un'Italia che, dopo il crollo del fascismo, facesse nascere un personale nuovo di zecca, tutto schierato a sinistra. Un sogno evidentemente impossibile, perché la massa dei burocrati aveva fatto la carriera dentro il fascismo e la continuò dopo il suo crollo. Ma c'è ancora un altro aspetto politico, e cioè che chi era stato passivamente fascista, ma non lo era più, era pur sempre "non di sinistra" e si allineava con gli alleati occidentali, dopo l'innaturale cobelligeranza tattica con i sovietici, durata solo per il tempo di guerra. Era perciò inevitabile che la massa degli ex fascisti non di sinistra si schierasse, altrettanto passivamente, con il nuovo blocco moderato, assorbendo le frange anticoministe. La rottura dell'effimera unità del CLN nel 1947 dimostrò, con i risultati delle elezioni del 18 aprile 1948, che questa era la linea vincente. D'altra parte, lo stesso Togliatti con l'amnistia da lui voluta tentò di "rinverginare" gli ex fascisti, tentativo che si riverlò efficace soltanto con gli intellettuali. Quanto ai crimini di guerra, mi chiedo quale sia il confine preciso tra crimine e atto di guerra, soprattutto nel caso di un esercito nemico rispetto alla popolazione civile: cosa sono stati Hiroshima e Nagasaki, le vicende dei soldati americani a Napoli descritte da Malaparte nella "Pelle", le atrocità commesse dai soldati sovietici sulla popolazione tedesca civile degli sconfitti, e così via? Per non parlare del massacro degli ufficiali polacchi ad opera dei sovietici alle Fosse di Katyn. Tutti sappiamo che i trattati internazionali per garantire un comportamento "legale" in guerra sono soltanto retorica e bei propositi. Però, se lo storico si mette a priori solo da quella che che ritiene quella "giusta", allora le atrocità di questa parte sono tutte lecite e quelle del nemico ritorsioni criminali. Ma in questo caso non fa "storia", ma politica.

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claudio
Recensioni: 5/5

Il fascismo ha perso in maniera ignominiosa la guerra; il suo capo, molti gerarchi e personaggi più o meno influenti hanno perso anche la vita. Ma il dopoguerra è stato senz'altro vinto se non dal fascismo almeno da molti dei suoi principali esponenti. Criminali di guerra sono passati indenni dalle accuse loro rivolte e sono tornati alla loro precedente attività, chi questore, chi prefetto, chi generale o altro. Con la complicità o la dabbenaggine dei primi governi della Repubblica, con la mancata epurazione e con l'amnistia Togliatti. Tutto questo ci appare evidente, sempre con l'obiettivo di scongiurare e combattere il comunismo, da questo interessante lavoro di Davide Conti.

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