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L' ultima Papessa - Antonella Del Giudice - copertina
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L' ultima Papessa - Antonella Del Giudice - copertina

Descrizione


Opera prima della scrittrice napoletana Antonella del Giudice, il libro è un romanzo polifonico in cui le storie, i personaggi e le voci si sovrappongono come in un gioco di scatole cinesi. Situazioni comiche ed eroiche, patetiche e grottesche, si snodano durante le vigilie di Natale del 1968 e del 1993; situazioni vissute non tanto con solennità religiosa, ma come occasioni di riunioni per una famiglia borghese del Sud Italia. In uno spazio-tempo che il vissuto della memoria dei personaggi frammenta o dilata, le due vigilie s'incrociano, talvolta si sovrappongono, tra fatti e misfatti personali, farsa e dramma, normalità e follia della famiglia del Gese Balzo.
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Dettagli

2005
1 febbraio 2005
170 p., Brossura
9788883091698

Voce della critica

Esce il 15 di maggio in libreria il romanzo L'ultima papessa , opera prima della napoletana Antonella Del Giudice, segnalata al premio Calvino un anno fa. È uno dei primi titoli del nuovo corso di Avagliano firmati dal neo direttore editoriale Andrea Di Consoli: la casa editrice, dopo la fuoriuscita dell'omonimo fondatore Tommaso e di suo figlio Sante, si è spostata definitivamente da Cava dei Tirreni a Roma.
Antonella Del Giudice - frutto della scuola di scrittura di Antonella Cilento, che firma anche il risvolto di copertina - è francamente una sorpresa. Nella lingua, che ha una perizia artigianale che ricorda Prisco, ma con un nucleo lavico e grottesco che fa pensare alle vampate di rossore del grande Mimì Rea. In alcuni casi, poi, questo testo richiama l'Eduardo maturo di Gli esami non finiscono mai , sostanziandosi in ricercatezze gaddiane da dizionario etimologico Utet. La storia, invece, narra della saga dei del Gese Balzo, una famiglia aristocratica che si auto-smembra sotto il peso dei suoi anacronismi piccoloborghesi, e con la lenta dissolvenza della sua Madre Matuta , la papessa Saturnia. La scena si sviluppa fra due vigilie natalizie: quella del 1968 e quella del 1993. Tra le due partizioni crono-narrative la differenza è forte: perché come afferma Cilento "l'antica e nobile famiglia meridionale si frantuma in vite minori che incontrano la modernità, le ideologie (i residui del fascismo, i risultati del '68), le piccole miserie umane che l'aura del nome non può più nascondere". Saturnia ha la facoltà di "pesare con un colpo di ciglia" figli, generi, nuore, nipoti, fantesche, avvocati, et cetera . Quando Armando, suo marito, lascia la famiglia anche sostanzialmente nelle sue mani, riesce a condizionarne tutti i rapporti patrimoniali e sentimentali. Nella cerimonia della vigilia di Natale la sacerdotessa Saturnia celebra la sua giurisdizione domestica e, mentre i suoi familiari si perdono in partite di poker dove si riverberano i loro odi e le loro idiosincrasie, è la fantesca Ciruzza - longa manus della padrona - che prova le sue pozioni anti-scarafaggi, nel putrido mar delle blatte dei diavoli di casa del Geso, dove un figlio compie anche lo stupro di una nipotina.
Tutto questo è reso da un punto di vista narrativo utilizzando lo strumento delle cornici disegnate sui singoli personaggi: forse il dato più debole del testo. Insomma, al di là del lavoro di elaborazione del romanzo, che pensiamo lungo, L'ultima papessa non è "come quelle trame di romanzi costruiti a tavolino", ma assomiglia "alla vita vera che è attaccata a fili più ingarbugliati e più sottili ( La moto di Scanderbeg , di Carmine Abate, Fazi, 1999)".

Vincenzo Aiello

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