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Era l’ultima notte d’agosto del 1944. Il silenzio irreale indotto dal corpifuoco e dalla paura durante le notti di fine estate venne infranto dal battere di stivali sul selciato e dal fruscio dei passi delle vittime destinate alla fucilazione. Erano sette, tutti accusati di essere antifascisti, tutti da sacrificare alla logica della rappresaglia. Pochi minuti d’attesa, il tonfo sordo degli spari e sette corpi riversi sul selciato, ormai privi della poca vita che gli era rimasta addosso. Inutile fu il colpo di grazia alla nuca dato ad ognuno dei corpi dal comandante della compagnia della Brigata nera della citta’. “La citta’ di Parma non vide mai nei secoli scempio cosi’ crudele dei suoi figli” incideranno sulla pietra i compagni di lotta a guerra finita, ed e’ cio’ che la citta’ ricordera’ negli anni a venire. Dedica dell’Autore: “dedicato alla memoria di Primo Polizzi “Manetto” e Renzo Vescovi “Tapo”, che mi hanno trasmesso il senso profondo dell’essere partigiani dell’Oltretorrente e lo spirito che li animo’ nella lotta per la liberta’ e la giustizia sociale.
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