Tutto il resto è provvisorio

Guido Barbujani stupisce per la ricchezza dei suoi interessi. Genetista di grande nome, eccellente autore di testi di divulgazione, in cui spesso è perfetto l’equilibrio tra informazione e preoccupazione didattica e civile, capace di raccontare con grande gusto, suo e del lettore, un episodio minore e curioso di ricerca scientifica in “Lascia stare i santi” (sulla compatibilità o meno delle reliquie patavine di San Luca e il DNA di un uomo vissuto in Siria quasi duemila anni fa), conferenziere antirazzista amabile e originale, Barbujani sa anche scrivere bene, e di tanto in tanto si dedica alla narrativa pura, con risultati convincenti, soprattutto per la convivenza tra la disponibilità al racconto e l’ascolto ravvicinato di segni e sintomi rivelatori di ambienti frequentati con curiosità e pietas, ma sempre dotato di una valida bussola etico-civile. In quest’ultimo romanzo Barbujani fa raccontare in prima persona la storia di un percorso, dall’arricchimento all’innamoramento a un delitto quasi casuale, di un imprenditore veneto quasi suo coetaneo, venuto in contatto con la mafia del nord-est, beffato da professionisti dell’imbroglio proprio nel momento in cui l’amore sfortunato per una ragazza inconsueta lo allontana dagli accomodamenti con la normale criminalità da colletti bianchi. Intrigante la storia, ben calibrata l’osservazione sociale, e capace di rendere plausibili sia caratteri e gesti, sia ambienti in via di trasformazione storica.

una storia affascinante ed originale

Si legge ma non è indispensabile. La storia di un uomo colto, benestante, abbastanza superficiale, di bell'aspetto e con un lavoro che lo soddisfa, una moglie che si accontenta e accetta i suoi tradimenti, questo il quadro iniziale. Cosa succede poi? L'incontro con una donna che lo porterà a sconvolgere la sua vita fino a conseguenze estreme e forse solo a quel punto comincerà a riflettere sulla sua esistenza. Scritto bene, scorrevole ma non emoziona