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Tutti mi chiamano Ziamele. Musiche yiddish - Claudio Canal - copertina
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Dettagli

1990
1 aprile 1995
138 p.
9788885943544

Voce della critica


scheda di Monaco, L., L'Indice 1991, n. 4

Questa curata da Claudio Canal non è solo una raccolta di canti (testi e musica, da cui il sottotitolo). Rispetto a percorsi ormai codificati dalla narrativa (Aleichem, Roth) o dalla saggistica (Buber, Langer) costituisce una via insolita e non banale per penetrare in un mondo in gran parte perduto: quello della "Yiddishkeit", il "modo d'essere" degli ebrei esteuropei, al cui centro sta la lingua yiddish, crogiolo di esperienze diverse ma confluenti: illuminismo, pietismo chassidico, socialismo bundista. Canal ha scelto con cura quarantun canti e tredici danze che rinviano al mondo degli "shtetl", delle lotte sociali e rivoluzionarie, dell'emigrazione in America, e infine allo sterminio nazista. Con cura: a confermare cioè il percorso tracciato dalla sua introduzione nella terra mirabile dello "yiddishland", terra della ricerca di un'identità "desiderata, negata, rifiutata, sognata, ma nella sostanza aperta, mobile, dinamica", tragicamente soppressa dalla "shoah" e solo in parte sopravvissuta nell'America della migrazione. Il titolo cita un canto raccolto da uno scampato, il bimbo Ziamele ("Sono come un vitello / nel recinto del macellaio"): solo la parola lo distingue per noi dal piccolo Hurbinek della "Tregua". Spente le voci rimane "la melodia che canta da sola", il suono del confidenziale dialogo chassidico con Dio, conservato nelle danze che chiudono il volume.

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