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Splendida opera a fumetti, in trasposizione per immagini e come fosse un movimento sullo stesso piano. De Luca è stato maestro in questo, rappresentare gli stessi personaggi in un'unica vignetta, come se si muovessero e parlassero davvero. La bellezza di questo volume sta soprattutto nell'essere stampata in b/n, dove si esaltano le sfumature di ogni tratto disegnato e... Fumettato!
Una domanda che in molti potrebbero chiedersi è perché leggere questa trilogia quando ci sono le opere originali che sono capolavori immortali? Perché sono due cose diverse, due media diversi, De Luca non è schiavo di Shakespeare e il fumetto non è suddito del teatro. E’ evidente che i testi di Shakespeare vengono in parte sacrificati, la parola spogliata dai sottotesti e in parte alleggerita da tutto il suo clamore teatrale in quanto tutto ciò sovraccaricherebbe inutilmente la scena e così facendo l’adattamento, anzi, la riduzione (parola quanto mai calzante) di Sigma viene incontro alla ricerca dell’immediatezza da sempre perpetuata da De Luca. Inoltre non si deve dimenticare che quest’opera non dovrà scontrarsi con l’originale sul piano della scrittura, essendo un testo teatrale, ma dovrà fare i conti con il linguaggio proprio di un fumetto, dove la sceneggiatura dovrà essere in armonia con il lato grafico. Se è vero che mancano dei pezzi di testo importanti, penso al monologo in Amleto sull’essere o non essere che è appena accennato, è altresì vero che De Luca sopperisce a questa “mancanza” con la gestualità dei personaggi, che rendono ogni emozione perfettamente, e l’architettura, che ha valenza narrativa. Dunque, la trama resta intatta e qualche dialogo viene riproposto, ma ne La Tempesta lo svolgimento è del tutto diverso in quanto, per esigenze narrative, si prosegue in ordine cronologico. Inoltre, La Tempesta è la riduzione più spoglia delle 3, rendendo di fatto la storia un po’ troppo semplice, ma trilogia è un crescendo non solo grafico e sperimentale (d’ambizione), lo è anche dal punto di vista narrativo. Per cui si arriva a Romeo e Giulietta all’apice della forma, dopo aver affinato le capacità ed aver capito pienamente le possibilità narrative del tutto nuove che si stavano affrontando. E’ un’escalation drammatica ed espressiva, “il movimento nel movimento” direbbe De Luca.
Imprenscindibile per tutti gli amanti del buon fumetto. De Luca si dedicò ai testi shakesperiani negli anni Settanta consumando una rivoluzione silenziosa. Forse nessuno si era spinto così in avanti (se non nei primi aurorali anni del medium fumettistico con autori come McCay, King ed Herriman). Un fumetto che si fa teatro, che distrugge la gabbia fumettistica, che riflette sul nesso tra tempo e spazio nell'azione del soggetto. All'epoca venne pubblicato su Il Giornalino, dopo anni arriva un'edizione integrale. Unica pecca, la mancanza dei colori di DeLuca.
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