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Il treno dell'ultima notte
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Il treno dell'ultima notte - Dacia Maraini - copertina
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treno dell'ultima notte

Descrizione


Emanuele è un bambino ribelle e pieno di vita che vuole costruirsi un paio di ali per volare come gli uccelli. Emanuele ha sempre addosso un odore sottile di piedi sudati e ginocchia scortecciate, l'"odore dell'allegria". Emanuele si arrampica sui ciliegi e si butta a capofitto in bicicletta giù per strade sterrate. Ma tutto ciò che resta di lui è un pugno di lettere, e un quaderno nascosto in un muro nel ghetto di Lodz. Per ritrovare le sue tracce, Amara, l'inseparabile amica d'infanzia, attraversa l'Europa del 1956 su un treno che si ferma a ogni stazione, ha i sedili decorati con centrini fatti a mano e puzza di capra bollita e sapone al permanganato. Amara visita sgomenta ciò che resta del girone infernale di Auschwitz-Birkenau, percorre le strade di Vienna alla ricerca di sopravvissuti, giunge a Budapest mentre scoppia la rivolta degli ungheresi, e trema con loro quando i colpi dei carri armati russi sventrano i palazzi. Nella sua avventura, e nei destini degli uomini e delle donne con cui si intreccia la sua vita, si rivela il senso della catastrofe e dell'abisso in cui è precipitato il Novecento, e insieme la speranza incoercibile di un mondo diverso.
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Dettagli

2009
Tascabile
429 p., Brossura
9788817032629

Valutazioni e recensioni

3,41/5
Recensioni: 3/5
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Laura
Recensioni: 4/5

Un libro amaro, amarissimo, come il nome della sua protagonista. Il racconto di una tenera amicizia infantile legata al ricordo dell'albero di ciliegio su cui Amara si arrampicava con il suo grande amico ebreo Emanuele, il bambino che voleva volare. Un'amicizia che continua a distanza, attraverso lettere che il bambino scrive da Vienna, dove lo sconsiderato desiderio di ritorno a casa della madre ha ricondotto la famiglia allo scoppio della 2° guerra mondiale. Un diario, spedito da chissà chi, che contiene le ultime tracce dell'esistenza di questa famiglia prima della sparizione nell'orrore dei campi. E alla fine della guerra un viaggio di ricerca, la partecipazione per caso alla rivolta ungherese e la scoperta di terribili verità che comportano l'inevitabile perdita di tutte le illusioni della giovinezza. Nel suo viaggio di ricerca e nei destini delle persone che incontra, si disvela il senso della catastrofe e dell'abisso che ha vissuto il Novecento. Le follie del nazismo e del comunismo, la propaganda che diffonde il suo veleno in tutto e in tutti, confondendo la verità ed arrivando a giustificare, in nome di un'idea, qualsiasi bruttura anche l'abisso in cui un intero popolo si sta buttando. Chissà se tutto questo è spiegabile nelle parole di Frau Morgan, per cui milioni di tedeschi erano "vittime" di "un'enorme oscena ubriacatura collettiva". Ma si può in questo modo comprendere, giustificare e pertanto assolvere un popolo che ha condannato 6 milioni di persone a perdere ogni dignità umana prima ancora della vita? E le vittime? E i sopravvissuti che hanno toccato la feccia, lo schifo di sé, sono stati corrotti e degradati. "...è di quello che godevano, renderci come loro, toglierci la stima di noi stessi. Tutto si può fare per sopravvivere e questa è la condanna più disgustosa, la più sapiente, quella che ci ha uccisi meglio". Una riflessione profonda e terribile su l'orrore della guerra e di tutti i regimi totalitari.

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Alberto
Recensioni: 2/5

Un giudizio medio basso...derivato da un inizio molto avvincente, una trama centrale che forse ti fa perdere un po' il filo della storia in sè, ed a volte risulta un po' noiosa. Si tralascia la storia per raccontare la situazione socio-politica dell' Ungheria. C'è una nuova ripresa positiva sul finale, anche se lo trovo forse un po' troppo affrettato, privo dei sentimenti che Amara dovrebbe provare, dopo essere riuscita a ritrovare il "suo" Emanuele.

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Leonardo Banfi
Recensioni: 2/5

Un libro che dalla quarta di copertina sembra interessante ma quando lo si va a leggere purtroppo si rimane un po' delusi. Il romanzo inizia abbastanza bene anche se con un linguaggio non molto scorrevole. La storia fin dall'inizio è abbastanza interessante anche se purtroppo dopo un centinaio di pagine diventa noioso e D.M. perde di vista la trama principale per dilungarsi in 100 pagine o più a raccontare la situazione politica Ungherese nell'anno 1956, anno in cui è ambientato il romanzo. Sono pagine noiose e che non sono assolutamente in armonia con tutto quello scritto prima, è un libro dentro nel libro, un argomento a sé sviluppato al centro del romanzo. L'unico risultato è la interruzione netta del romanzo e della trama principale. Sembra quasi che Dacia M. si sia dilungata a raccontare le vicende dei protagonisti in Ungheria a causa di un calo di fantasia, sviluppando l'argomento per fare pagine. Alla fine di questa divagazione, alquanto fastidiosa e noiosa e che spezza l'armonia, riprende la trama principale e termina il romanzo in poche pagine concentrando il finale in poco meno di 40 pagine, uno sprint verso un finale deludente. Una struttura poco fluida, accompagnata da uno stile di scrittura spesso noioso e poco fluido. L'idea di Dacia in partenza non è male ma purtroppo è stata sviluppata male. Nonostante tutto è un libro leggibile ma non bisogna aspettarsi un romanzo eccellente.

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Recensioni

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Conosci l'autore

Dacia Maraini

1936, Fiesole

Dacia Maraini è autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie e saggi, tradotti in oltre venti paesi. La madre, Topazia, era pittrice e apparteneva a un’antica famiglia siciliana; il padre, Fosco Maraini, era un etnologo che, vinta una borsa di studio, nel 1938 trasferisce la famiglia in Giappone per portare avanti uno studio sugli Hainu, una popolazione in via di estinzione stanziata nell’Hokkaido. Ma nel 1943 il governo giapponese, in base al patto d'alleanza cha ha stipulato con Italia e Germania, chiede ai coniugi Maraini di firmare l’adesione alla Repubblica di Salò, e poiché i due rifiutano, vengono internati insieme alle tre figlie in un campo di concentramento a Tokyo, dove patirono la fame. Nella sua collezione di poesie...

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