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Il libro esce per un piccolo editore specializzato in testi di ricerca in una collana diretta da Luigi Pestalozza. La musica ne è la materia e crea la trama. A Sortogo un paese del nord di confine di periferia in Valtellina nel chiarore invernale c'è chi muore chi s'innamora. I giovani cultori di Schubert ascoltano musica fra di loro al sabato sera. Ma il protagonista dallo strano nome Gravius desidera anzitutto la figlia del sindaco la bruna Severina stringerne i boscosi capelli. Nel punto decisivo (sarà poi incinta o no?) Severina gli impone di non cercarla Gravius non insiste finisce cos8 una storia d'amore.
Passano quarant'anni e siamo alla seconda parte. Siamo a Vienna il giorno di Pasqua del 2002. Assieme a Gravius c'è ancora una donna. Non è il bruno fantasma che s'incarnava nell'elusiva Severina ma è la positiva l'incoraggiante Luisa: "Un valtellinese se la cava in ogni circostanza dice Luisa che valtellinese non è". Questo di Luzzi dunque è un piccolo libro di musica e d'amore con una linea autobiografica collegabile al grande tema metafisico. L'adulto Gravius ha attraversato la vita intera dai turbamenti dell'adolescenza alla soglia della senilità. Ha insegnato ha frequentato cronache archivi e ora gli piace raccogliere elenchi numeri. Conosco pochi che sappiano come Luzzi in queste paginette trarre dai dati anagrafici l'immagine di un'epoca ed evocarne la compassionevole quotidianità. Enorme il numero dei figli (ventotto ne ebbe il solo Ferdinand fratello di Franz). Numeri striminziti per abiti e arredi (vedi quattro camicie lasciate agli eredi). "+ da quando ho aperto il suo libro Gravius che non si parla altro che di funerali e di cimiteri" protesta l'interlocutore o lettore. Eppure in mezzo a tanti nomi e nella compresenza di morti e di viventi è sempre il corpo del cane che spicca e vince appeso un ramo tirato su per il collo da un foulard color ciclamino e gi· per la coda da un peso aggiunto che comunica a passanti e lettori l'assoluta intenzionalità dell'ammazzamento. Povera vittima povero assassino e generale insensatezza.
Lidia De Federicis
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