Tra le vite di Londra

Negli anni cinquanta i quartieri più poveri di Londra recavano ancora i segni di bombardamenti e devastazioni. La guerra aveva demolito edifici, distrutto negozi, scoperchiato abitazioni. Le strade però brulicavano di vita, invase dalle urla di venditori ambulanti e scaricatori di porto, impregnate dall'odore del pesce fresco, percorse ogni giorno da migliaia di piedi. Nei Docks vivevano famiglie numerose, a volte persino di diciotto elementi, stipate in stanze spoglie e anguste senza acqua calda o riscaldamento. Poco lontano dal porto si trovava Nonnatus House, un convento accogliente che ospitava suore infermiere e giovani levatrici. Del convento e delle levatrici sappiamo quasi tutto: le ragazze erano forti e coraggiose, saettavano nella notte in sella a una bicicletta per assistere le partorienti alla periferia più remota del quartiere. Jennifer Worth era una di loro. I ricordi di quell'esperienza sono conservati nel prezioso Chiamate la levatrice, il suo primo romanzo autobiografico di cui Tra le vite di Londra rappresenta il legittimo, e atteso, prosieguo. Non è più la quotidianità raccolta, divisa tra il lavoro e i pasti al convento, che si impadronisce della pagina. Sono piuttosto le storie dei personaggi a emergere tra le righe, come meteore che attraversano in un lampo la vita dell'autrice e lasciano dietro sé una scia di ricordi. Jane, Frank, Peggy: il tono piano e scorrevole della narrazione svela con garbo le loro esistenze, non tace i particolari più traumatici ma li rivela e li accantona, quasi subito, indugiando piuttosto sull'interiorità e sulla psicologia del singolo. Il risultato è un affresco corale, caleidoscopico, che ben riflette la varietà delle vite di Londra negli anni cinquanta. Il lettore segue la storia di Jane, una bambina sveglia, graziosa, stroncata da un trauma infantile che la segnerà per molto tempo; e poi quella di Frank e Peggy, orfani, strappati dalle braccia l'uno dell'altro, gettati in un ospizio e solo dopo diversi anni di nuovo insieme. E ancora il racconto del venditore ambulante, di Sorella Monica Joan, del soldato. Proiettato nell'universo chiassoso dei Docks del dopoguerra il lettore indaga, esplora, sonda le vite degli altri, galoppando tra le righe di una mai noiosa Jennifer Worth.   Laura Savarino