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Prima di tutto ad Enzo Angelini va riconosciuto del coraggio: coraggio per essersi misurato col genere dei “caratteri”, che conta nel proprio albero genealogico nomi non da poco. Si comincia con Teofrasto, si va avanti fino a La Bruyère e si arriva a La Cava, a Manganelli (quello di “Centuria”) e a Berhnard (dell’ “Imitatore di voci”). Si potrebbero ricordare anche Campanile, che più d’una volta scelse come interpreti delle “Tragedie in due battute” veri e propri “tipi”, e il “Nuovo repertorio dei pazzi” di Alajmo. L’elenco è striminzito e sgangherato, ma fa capire con quali predecessori abbia scelto di confrontarsi Angelini: per questo l’autore teramano, che fra l’altro va pazzo per Fante e che come giornalista può vantare due bellissime interviste a Capossela, merita a priori una stretta di mano. Il suo libro s’intitola “Tipi in breve” e contiene una ricca serie di istantanee scattate alla fauna umana contemporanea, tutte concentrate nell’arco di poche righe. Da ciò il sottotitolo: “Un tentativo letterario-satirico d’istantanee psico-sociali” (quanta umiltà in quel “tentativo”). I pilastri di “Tipi in breve” sono tre: il disincanto o il cinismo con cui l’autore considera i rapporti sentimentali; una coscienza politica che sfocia spesso nell’invettiva; l’invincibile odio per la burocrazia (metafora del non-pensiero), per i piccoli poteri da viceré e per la volgarità del soldo. Il libro è lo sfogo di uno sguardo indignato, che seda se stesso nella satira e che con la formula del “tipo” stigmatizza le storture, i conformismi e le contraddizioni di un piccolo mondo globale (e non più antico). Bisturi o machete, questo volume dei bei tagli riesce a farli. E fa benissimo Angelini quando, in un modo o nell’altro, ci ricorda che certe vite, certe esistenze, sono solo delle grandi, disperate, feroci cafonate. [simone gambacorta]
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