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Se c'è un modo di mantenere vitali le antiche questioni poste dal pensiero filosofico classico, questo non può che consistere nell'andare e ritornare continuamente ad esse, come dimostra l'opera che Romani ha compiuto nell'arco di alcuni anni. L'uomo è "animale" che abita il Lògos, lo possiede, ma ne è anche posseduto. "L'identificazione del sentire con il vedere quale segno della sua pienezza - sensazione e sentimento, vivere e sentire - affonda nel linguaggio greco anche nelle sue manifestazioni più arcaiche e, più generalmente, in quello indoeuropeo". Con la scrittura e la visione alfabetica che la serie lineare dei simboli genera, il vedere fu notevolmente esaltato rispetto agli altri sensi: "Conoscere è vedere in senso profondo". Cosa vedere innanzitutto? La potenza e la debolezza della parola filosofica che nasce da un forte sentimento di lontananza, che è tuttavia percepibile nella sua irraggiungibilità riguardo all'intima essenza delle cose. Romani coglie nel Lògos l'apparire del mondo nel significato, senza che il significare sia riducibile a questo apparire. Secondo la nota definizione di Aristotele (De interpretatione), il Lògos in quanto discorso è sempre "suono significante" (phonè semantikè): non si dimentica la lezione di Platone, che aveva riferito al Lògos come valore fondante la dignità della persona. Una parte cospicua della riflessione di Romani si sofferma sul rapporto tra filosofia e politica, in quanto entrambe si rivelano legate al fatto che "la tensione alla conoscenza ha la sua prima manifestazione nel realizzarsi della comunità politica". LÆepisteme filosofica e la politikè technè hanno nel Lògos l'ambito in cui si realizza tanto il filosofo quanto il politico, uomini liberi per eccellenza.
Marco Montori
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