Il tesoro della città eterna

Una cosa ridicola. Personaggi che definire di plastica è un complimento. Il festival del luogo comune e delle frasi fatte.

Il tesoro della Città Eterna è il romanzo di esordio di Valentina Capaldi, giovanissima autrice della 0111 edizioni di Milano. È la storia dell’investigatore privato Kay Richards che viene ingaggiato dalla top-model Amelia Tornabuoni per rintracciare sua nipote Anna, per un riavvicinamento familiare. Ma solo inseguito al rapimento della ragazza capirà che dietro tutto c’è qualcosa di più grande e misterioso legato all’omicidio del padre, l’investigatore privato John Richards, avvenuto cinque anni prima. Che dire di questa opera prima della Capaldi? A parte un inizio lento, in cui la storia fatica a decollare, la lettura scorre piacevole e mai pesante, e questo per lo stile genuino e fresco dell’autrice anche se in alcune parti del testo ci troviamo con protagonisti ben poco definiti tanto da non trovarli reali. C’è anche da dire come due aspetti della trama, come la ricerca di una chiave e l’uso di un indovinello, che poi dovrebbe essere utile per riuscire a trovare un tesoro di enigmatico valore, riportino alla memoria le scene de Il codice da Vinci di Dan Brown! Per concludere un buon libro da leggere le sere d’inverno di fronte al camino e una buona tazza di the caldo. Tre stelle e non quattro per due motivi: il primo per l’incipit della libro in cui la narrazione fatica a decollare e secondo perché il lettore, pur trovandosi una lettura in cui ripercorre una ricerca e molto suspance, arriva a un buon punto della narrazione in cui apprende la maggior parte dei misteri.