Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Dati e Statistiche
Wishlist Salvato in 25 liste dei desideri
Le terre del Sacramento
12,65 €
-45% 23,00 €
12,65 € 23,00 €
Attualmente non disp.
Chiudi
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Libraccio
12,65 € + costi di spedizione
Usato
Aggiungi al carrello
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Libraccio
12,65 € + costi di spedizione
Usato
Aggiungi al carrello
Chiudi
Le terre del Sacramento - Francesco Jovine - copertina
Chiudi

Promo attive (0)

Chiudi
terre del Sacramento

Descrizione


Le terre del Sacramento sono quelle di un feudo incolto della Chiesa, confiscate dal novello Stato dopo l'Unità, e rocambolescamente approdate in mano alla "Capra del Diavolo", un possidente velleitario e impenitente giocatore. Ma i protagonisti del romanzo sono Luca Marano - "un ragazzo di vent'anni, agile e aitante, di chioma nera e di fresco incarnato" -, che si mette alla testa dei braccianti per rivendicare dapprima col lavoro e poi con l'occupazione il possesso di quelle terre, e Laura, la scaltra moglie del proprietario, che prima promette ai contadini un contratto di enfiteusi e poi li abbandona alla violenza degli squadristi. Luca morirà proprio su quei campi maledetti, ma il suo coraggio e il suo esempio lasciano intravedere una possibilità di riscatto. Apparso postumo nel 1950 e subito insignito del Premio Viareggio, "Le terre del Sacramento" riscosse unanime consenso di critica e di pubblico. Come in "Signora Ava", l'altro grande romanzo di Jovine, pubblicato nel 1942, la scena è il Mezzogiorno, con i suoi notabili accidiosi e inquieti, i cafoni miseri e sfruttati, e i preti divisi tra il privilegio e la paura. Ma questa volta il tempo non è più quello lirico-fiabesco di "gnora Ava"; la miseria e le lotte per la terra non sono più quelle ataviche e immutabili d'impronta verista: le ultime pagine di Jovine trasudano lacrime e sangue, quelle del primo dopoguerra, segnato dall'avvento del fascismo e dai manganelli delle camicie nere.
Leggi di più Leggi di meno

Dettagli

2011
27 giugno 2011
272 p., Rilegato
9788860366443

Valutazioni e recensioni

3,33/5
Recensioni: 3/5
(3)
Scrivi una recensione Scrivi una recensione
5
(1)
4
(0)
3
(1)
2
(1)
1
(0)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Renzo
Recensioni: 5/5
Su la testa

La vicenda di Luca Marano che impegna la sua parola per un riscatto dei poveri contadini e viene tradito da una donna furba e avventuriera sembrerebbe chiudere la possibilità di qualsiasi riscatto di una infima classe sociale, ma è proprio il sacrificio di questo inconsapevole sindacalista a dare un tenue barlume di speranza, perché forse, solo uniti, si può giungere alla meta. In Signora Ava il periodo storico era antecedente di più di mezzo secolo, al momento culminante del processo di unificazione dell’Italia, con le speranze spezzate delle classi più deboli; in questo romanzo invece il paese è già unito, è da poco uscito dalla Grande Guerra, anche questa infarcita di promesse non mantenute, e corre l’anno 1922, quello della marcia su Roma e dell’avvento del fascismo. La povera gente della Marsica, oltre ad avere come nemica la miseria, la tracotanza dei capitalisti e del mondo finanziario, l’indifferenza di uno stato sempre più prono di fronte al potere economico, ora ha un nuovo pericolo, il fascismo appunto, mano armata di chi da sempre comanda per conservare la propria posizione di privilegio. In questo romanzo corale, in cui la ribellione dei contadini traditi non è armata se non dalla pacifica occupazione delle terre promesse, da loro faticosamente dissodate in virtù della promessa di essere concesse in enfiteusi, promessa disattesa, la trama, i protagonisti, perfino l’ambiente e l’atmosfera formano un grandioso quadro d’insieme che non è solo lo spaccato di un’epoca, ma è il pianto disperato di chi soffre da sempre senza riscatto. Forse qualcuno potrebbe trovare una matrice politica, un’ispirazione socialista, ma la visione di Jovine esula da qualsiasi preconcetto, è l’urlo di dolore di chi rivendica la dignità di essere umano, è la descrizione impietosa di una condizione di sudditanza, è la narrazione dell’anelito di una moltitudine a una vita migliore. Le terre del Sacramento è assolutamente da leggere.

Leggi di più Leggi di meno
Gabriele Della Torre
Recensioni: 3/5

Lettura non sempre semplice da portare avanti. Il contesto è abilmente delineato per permettere al lettore d'immergersi nel libro.

Leggi di più Leggi di meno
sandro landonio
Recensioni: 2/5

Non mi é sembrato un libro particolarmente interessante. Si risveglia nelle ultime trenta pagine, con un estremo finale prefico che mi é piaciuto molto, ma il resto della vicenda scorre lento con una miriade di personaggi che, pur ben rappresentando i diversi aspetti della società di provincia del Meridione, creano qualche problema d'orientamento al lettore. Sicuramente é un bell' affresco dell'origine dei problemi del nostro Sud, ma spesso Jovine non riesce a superare la mera rappresentazione verista ovvero di messaggi più universali ne vengono trasmessi pochi ed anche quei pochi sono concentrati all'ultimo.

Leggi di più Leggi di meno
Chiudi

Recensioni

3,33/5
Recensioni: 3/5
Scrivi una recensione Scrivi una recensione
5
(1)
4
(0)
3
(1)
2
(1)
1
(0)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Voce della critica

  Non è un caso, e neanche un mistero: che l'opera di Francesco Jovine sia stata pressoché ignorata, per tutta la seconda metà del Novecento, è frutto di un enorme equivoco dell'università e della cultura, cosiddetta, di sinistra. Una svista colpevole perché la vicenda esistenziale e letteraria di Jovine, considerato il più importante scrittore molisano, si sarebbe prestata a una giusta e specifica rivalutazione storica e postuma, come è accaduto ad esempio per Fenoglio. Nato nel 1902 in un paesino vicino a Campobasso, Guardalfiera, dove ha trascorso l'infanzia a contatto con il mondo contadino, Jovine si trasferì a ventitré anni a Roma dove si laureò e divenne assistente del pedagogista Giuseppe Lombardo Radice, avvicinandosi agli studi sul Mezzogiorno. Tornato in Molise come inviato giornalistico, scrisse quello che è considerato il suo capolavoro, Signora Ava, un romanzo sul Risorgimento visto dal Sud e sul brigantaggio, e nel 1943 aderì alla Resistenza al fianco dei militanti del Partito d'Azione e di quello comunista. Il suo dopoguerra fu breve: scrisse alcune opere teatrali e narrative e morì nel 1950, a soli quarantotto anni. Lo stesso anno uscì postumo il suo secondo libro importante, Le terre del sacramento, un romanzo sulle lotte per la terra nel Meridione e sull'avvento del fascismo, subito insignito del Premio Viareggio. Dopo la pubblicazione di un'altra opera postuma negli anni ottanta, l'importanza di Jovine è stata, a dir poco, sottovalutata, come si sono diradate le ristampe delle sue maggiori opere. Le "terre del Sacramento", che danno il titolo a questa vera e propria epopea contadina, sono quelle appartenute alla chiesa e contese da una famiglia locale della città di Calena, i Cannavale, il cui erede Enrico è soprannominato la "Capra del diavolo" per il suo comportamento libertino e per il suo atteggiamento anticlericale: questi terreni non coltivati da tempo, oltre a essere gravati da pesanti ipoteche, sono "dannati" dalla superstizione dei contadini di Morutri, il paese confinante con il feudo, che vedono nella cappella abbandonata del Sacramento, colpita periodicamente da fulmini, il concretizzarsi delle loro paure. La situazione evolve con il matrimonio di Enrico Cannavale con Laura De Martiis, la figlia caduta in disgrazia dell'ex presidente di corte d'appello di Napoli, la quale, diventando la padrona di casa, si adopera per salvare il patrimonio del marito, tra cui anche le terre della discordia. Il recupero del Sacramento passa attraverso i prestiti dalle banche private e dal Credito meridionale, ma soprattutto è necessaria l'alleanza con i contadini di Morutri con la promessa dei proventi futuri e delle concessioni di parte dei terreni. È qui che entra in scena Luca Marano, figlio di una delle famiglie Morutri, studente in legge a Napoli che appoggia il piano della De Martiis e diventa, di fatto, la guida dei contadini schiacciati dalla povertà e dalla fame. Non è rilevante svelare l'evoluzione della vicenda, per alcuni versi complessa e intricata, per altri chiarissima grazie anche al modo di raccontare di Jovine lineare e realista, ma è importante sottolineare che Le terre del Sacramento è un romanzo in cui compaiono tutti gli elementi della "questione meridionale" nata sotto il fascismo. Soprattutto, il libro è il racconto dell'avvento del fascismo visto dalla provincia (un racconto fatto mediante una geniale nevicata che sembra bloccare il tempo e annunciare il clima di terrore e morte futuro). Al centro della geografia disegnata da Jovine vi è una provincia del Sud, rappresentata dalla città immaginaria di Calena, dove si muovono vari attori sociali tipici, come il signorotto aristocratico locale, Enrico Cannavale, la borghese ambiziosa della città, Laura De Martiis, e il proletario Luca Marano che ha fatto della cultura e dell'istruzione la sua arma politica. Le pagine più belle sono proprio quelle della formazione e della presa di coscienza del giovane, oppure quelle della rivolta dei contadini a un sistema ingiusto da secoli descritto da un prete-educatore, che ricorda il Fra Cristoforo manzoniano: "Sono venti secoli che in nome di Cristo si fa di tutto per ritardare l'avvento della giustizia sulla terra. Si impedisce che la forza interna della società abbia il suo sviluppo. Si mettono i poveri contro i poveri, gli sciagurati contro gli sciagurati. Si adopera il terrore lontano dell'inferno e si fa l'inferno sulla terra". Ed è così che Luca Marano riesce a convincere i suoi compaesani che è giusto lottare e ribellarsi all'autorità. "Siete stati sempre ingannati, (…) vi hanno fatto paura con il diavolo e con la disgrazia; ma io vi dico che il Signore non può prendersela con quelli che vogliono lavorare la terra e farla fruttare". Grazie a Donzelli, un editore che ha una vocazione in sostanza storica e che dopo Signora Ava ha ripubblicato questo romanzo per il suo valore di documento notevole sull'avvento del fascismo, è giusto e quasi doveroso oggi scoprire e riscoprire uno scrittore meridionale notevole e totalmente ignorato in questi ultimi sessant'anni. Nicola Villa

Leggi di più Leggi di meno

Conosci l'autore

Francesco Jovine

(Guardialfiera, Campobasso, 1902 - Roma 1950) narratore italiano. Ispirò alla nativa regione molisana le sue opere più significative: dal romanzo Signora Ava (1942) alla raccolta di racconti L’impero in provincia (1945), all’altro romanzo Le terre del Sacramento (1950, premio Viareggio), sorta di epopea del lavoro contadino e commossa celebrazione della propria terra. I temi tradizionali del feudo che va in rovina e del conflitto tra padroni e contadini vengono rappresentati, all’avvento del fascismo, con una forte carica polemica e uno stile asciutto che intreccia il rilievo di caratteri balzachiani alla coralità della struttura. Narratore di tradizione essenzialmente veristica, J. accolse nelle sue opere le istanze dell’antifascismo e delle lotte sociali del dopoguerra, senza tuttavia rinunciare...

Chiudi
Aggiunto

L'articolo è stato aggiunto al carrello

Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Chiudi