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L'autrice si propone di delineare (facendo ampio e ragionato uso di materiali inediti) il ruolo della trattazione husserliana dell'immaginazione nell'ambito della fenomenologia descrittiva, coprendo un arco di tempo che va dagli anni 1893-94 al 1913 (anno della pubblicazione del primo volume delle Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica). Il lavoro è diviso in tre sezioni. La prima prende in considerazione la formazione del giovane Husserl e l'influsso su di lui esercitato da Carl Stumpf, Christian von Ehrenfels, Franz Brentano e Alexius Meinong, attraverso l'analisi dei cosiddetti "scritti prefenomenologici". La seconda è incentrata sulla nascita della fenomenologia, segnata dal distacco da Brentano e dal ruolo decisivo di Bernard Bolzano per l'esplicitazione della distinzione tra rappresentazioni e oggetti. È proprio l'analisi degli atti immaginativi, con quella direzionalità verso un oggetto non immanente che li caratterizza, che determina il distanziamento definitivo di Husserl da Brentano. La fenomenologia dell'immaginazione, cui è dedicata la terza sezione (la più ampia e articolata), si delinea sullo sfondo delle teorie dell'immaginazione elaborate da Brentano, Stumpf e Meinong: Husserl si contraddistingue per le accurate distinzioni poste fra percezione e immaginazione e, all'interno di questa, fra pura fantasia (Phantasie) e coscienza figurale (Bildbewusstsein). Particolare risalto viene dato alla progressiva consapevolezza da parte di Husserl del ruolo fondamentale dell'immaginazione nel processo conoscitivo: il suo carattere quasi-percettivo, non inferenziale e allo stesso tempo svincolato dalla presenza di un oggetto attuale, sottolineato nelle Ricerche logiche, diviene nelle Idee la condizione di possibilità della libera variazione immaginativa, fondamento di quell'intuizione di essenze che è per Husserl il cuore dell'analisi fenomenologica.
Carola Barbero e Stefano Caputo
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