Tenera è la notte

All'inizio non ti raccapezzi. Tutto appare piatto, algido, distante nel suo splendore patinato. Ti ritrovi in Costa Azzurra, un albergo con la facciata rosa e una frivola Rosemary. Tanti personaggi futili, qualche divagazione di troppo, ma questa è vita, la senti vibrare e ne sei travolto. Un climax incredibile e poi la scena si ribalta, la lettura diventa introspettiva e certe figure si rivelano; la struttura si compie nella sua complessa perfezione, viaggiando avanti ed indietro nel tempo. Nella seconda parte del romanzo capisci l'amore, la passione, la fine di un sogno che credevi eterno. "Era una limpida notte buia appesa come in un canestro ad un unica stella smorta". Lo definirei quasi un "romanzo-testamento", sia per la parabola artistica che per quella umana dell'autore, ormai in preda all'alcolismo, sia per il senso tragico della fine di un'epoca, gli Anni Ruggenti. Le azioni e i pensieri dei personaggi sembrano essere la trasposizione dei desideri e delle paure inconfessabili dell’autore che rivela, in una prosa complessa e più volte rivisitata (ha impiegato 9 anni per completare il romanzo), un forte senso di oppressione ed inadeguatezza di fronte alla malattia e alla vita stessa. Un'opera solo apparentemente leggera, in realtà cupa e disperata.