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La tela di Penelope. Democrazia politica e ricostruzione della Sinistra - Teresa Massari - copertina
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La tela di Penelope. Democrazia politica e ricostruzione della Sinistra
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La tela di Penelope. Democrazia politica e ricostruzione della Sinistra - Teresa Massari - copertina

Descrizione


Un tentativo di ricostruire, partendo dai classici, il rapporto tra sinistra e democrazia politica. Sia il comunismo che il socialismo hanno interpretato il processo di democratizzazione come estensione dei compiti della politica e conseguentemente come costruzione di apparati e di burocrazie partitiche. La crisi di questo modello, all'Est e all'Ovest, rende necessaria una riflessione sui caratteri originari della democrazia e sulla loro possibile attualizzazione. La sinistra può avere ancora un ruolo, in quanto lato attivo della democrazia politica, se rinuncia ad ogni atteggiamento finalistico e si dispone, come Penelope, ad un paziente lavoro di tessitura e ritessitura del conflitto permanente tra libertà e potere.
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Dettagli

1993
1 marzo 1993
104 p.
9788822061416

Voce della critica

MASSARI, TERESA, La tela di Penelope, Dedalo, 1993
BOSETTI, GIANCARLO (A CURA DI), Sinistra punto zero, Donzelli, 1993
scheda di Galeotti, A.E., L'Indice 1993, n. 9

Il problema della sinistra: se abbia ancora senso parlarne, che cosa sia rimasto di essa e quali prospettive teoriche e politiche può ancora avere, è ciò che accomuna questi due agili volumi, il primo dei quali frutto di uno sforzo composito dei più interessanti filosofi e politologi contemporanei, da Bobbio a Rorty, da Dahrendorf a Veca e Walzer, da Sartori a Lukes, Gorz e Zincone. Dalla caduta del muro di Berlino, salutato dalla composita sinistra europea con un misto di soddisfazione e sgomento, questi interrogativi sono divenuti abituali, almeno per chi, come rammenta Bosetti, crede che la domanda abbia ancora senso. Tuttavia se il quesito di fondo è comune ai due libri, il modo di affrontarlo è profondamente diverso: Teresa Massari disegna un'indagine a ritroso nel progetto politico moderno, a partire dal contrattualismo, per evidenziarne le aporie e farne emergere i fili buoni che una qualche Penelope forse un giorno tesserà in tela compiuta. I contributi raccolti da Bosetti sono invece più attenti all'oggi, all'analisi dei fallimenti della sinistra del nostro tempo, alla valutazione del patrimonio accumulato e all'indicazione di qualche ipotesi per ripartire. Tutti condividono che non solo il socialismo reale è fallito ma che anche i progetti socialdemocratici hanno fatto il loro tempo e non sono più riproponibili nei termini in cui sono stati progettati verso la metà di questo secolo. Tutti sono anche convinti che la memoria, pur centrale nelle biografie del popolo rosso, non costituisce patrimonio sufficiente per una proposta politica credibile. In questo senso, il più disincantato è Rorty che non deve fare i conti con le salde tradizioni operaie e socialiste dell'Europa e che pare il più pronto ad affrontare situazioni e trasformazioni nuove totalmente impensate e impensabili nel gergo ideologico del marxismo. Neanche dal libro di Bosetti emergono risposte definite, ma i problemi vengono posti sul tappeto con chiarezza. Inoltre si evidenzia anche l'elemento che è parte del patrimonio della sinistra da non disperdere e che dovrebbe organizzare un nuovo indizio. Si tratta dell'ideale di eguaglianza, che pur nella sua vaghezza e apertura alle molteplici interpretazioni è stato il collante etico dei movimenti di sinistra, quello che ancora, anche se in modo confuso, accomuna il popolo, orfano, della sinistra. È questo ideale che dà senso all'impresa di ripartire da zero per la costruzione di una sinistra nuova, che tuttavia mantenga la sua carica ideale e morale, anche fuori da un'ideologia complessiva. Tuttavia se questa è la prospettiva percorribile, è forse necessario reinterpretare (con Veca) l'eguaglianza come eguaglianza di dignità e rispetto, più che come eguaglianza economica: solo così si potrà tener conto anche delle differenze, dei particolarismi e dei contesti senza rinunciare a un universalismo non dogmatico.

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