Teen spirit

In definitiva, il libro con la sua insistita agorafobia (mentale, piuttosto che di ambienti) presenta la storia di un incallito post-adolescente, che di colpo si scopre padre di un’adolescente. L’incontro rappresenta una vitalizzazione ed un punto di svolta per entrambi (per il padre e per la figlia), sia pure per motivi diversi. C’è ovviamente la rappresentazione del difficile rapporto intergenerazionale, reso ancora più complesso e sfaccettato dal fatto che, da un lato, c’è un padre che si scopre tale a distanza di ben 13 anni dall’avere generato una figlia e che vive in una condizione di marginalità esistenziale e produttiva, crogiolandosi nei suoi fallimenti e mantenendo una posizione di dipendenza dalle donne; dall’altro, abbiamo una madre iper-normalizzata, per via della disponibilità economica della famiglia che si ritrova alle spalle, ma incapace a sua cìvolta di assumere un ruolo adulto, sostanzialmente vacua, labile sul piano emozionale ed incapace di gestire il proprio ruolo di madre, se non attraverso la messa in atto di incongrue azioni autoritarie. Paradossalmente la ragazzina, Nancy, volitivamente determinata e disperatamente bisognosa di qualcuno che assuma in maniera definita una funzione genitoriale, riesce ad imporre le sue scelte ad entrambi i genitori, trovando infine la possibilità di costruire un rapporto migliore e più ricco, pervaso da una maggiore e più profonda comprensione, proprio con il padre che, dalla sua posizione di post-adolescente, un “fallito” secondo i più comuni parametri di giudizio, è in condizione di comprenderla meglio e di offrirle dell’affetto “vero” e autentico. Rispetto agli altri due romanzi della Despentes, la vicenda tratteggiata in questo Teen spirit si muove con levità senza violenza ed aggressività, ma navigando nel grande mare della costruzione faticosa dei legami affettivi. Palermo il 13.10.2003