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Partendo dalla premessa che la Tarda Antichità non è semplicemente un arco cronologico intermedio tra mondo antico e Medioevo, ma una delle novità più importanti emerse a livello storiografico negli ultimi anni, Arnaldo Marcone, in questo suo nuovo volume, delinea sinteticamente i caratteri fondanti di questa nuova periodizzazione, ne analizza gli aspetti più diversi, fa emergere i caratteri originali di questa età di “transizione”. La Tarda Antichità è ormai assurta al rango di disciplina rivolta a un’epoca che comprende gli aspetti più diversi della vita nel mondo mediterraneo, in un periodo che va tra il IV e VII secolo d.C., durante il quale, nonostante il crollo finale delle strutture politiche dell’Impero romano, la cultura classica continuò a fiorire.
*Dal Settecento in poi noi siamo ossessionati dalla caduta dell'impero romano: questa caduta ha assunto il valore archetipico di una decadenza e quindi di simbolo delle nostre paure"; così Arnaldo Momigliano nel 1973 interveniva nel dibattito sulla data del 476 dc. Ce lo ricorda l'autore affrontando uno dei temi centrali del volume: dobbiamo parlare di "crollo", "caduta", "declino", "decadenza", "tramonto" o non si deve piuttosto puntare su termini come "trasformazione", "transizione", "processo"? A queste domande Marcone dedica una accurata ricostruzione che si articola in una prima parte storica ed in una, più corposa, storiografica. Secondo una fortunata espressione di Andrea Giardina, infatti, ad un certo punto la questione della transizione tra antichità e medioevo diviene un vero e proprio caso per la storiografia contemporanea che porta ad una "esplosione" del concetto di Tardoantico, erodendone i limiti, ampliandone cronologia e geografia," quasi per connettere direttamente il tardoantico alla modernità". Marcone analizza, pertanto, la storiografia più recente con grande acutezza e profondità di sondaggi facendola gravitare attorno a nuclei tematici significativi : l' età Costantiniana e la sua evoluzione successiva, il ruolo politico e culturale del cristianesimo, "forza destabilizzante"; certamente il ruolo dei 'barbari', ma con pari estensione, quello dell' Islam "che non ha posto fine al mondo antico ma è cresciuto sviluppando taluni dei suoi aspetti più rilevanti". Da qui gli ampliamenti cronologici che portano ad individuare i limiti di quest'epoca almeno sino alla nascita del califfato Abbaside nell'VIII secolo. Ma altro spazio viene dedicato ad aspetti apparentemente "minori", di grande interesse, come la Roma alto medievale, l'agiografia, il cristianesimo siriaco, che aprono prospettive temporali e culturali di grande interesse. Citando Peter Braown, possiamo, dunque, riconoscere a ragione che "late antiquity is always later than you think!".
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