Tales of Us

Personalmente preferivo i precedenti album meno onirici e con più ritmo

Suggestivo e onirico, fra i più memorabili album di questo gruppo.

Con questo disco Alison Goldfrapp accantona finalmente le velleità da diva glamour e pop-dance che avevano fortemente condizionato gli album precedenti, ricchi di frivolezze e lustrini che ne mortificavano il talento vocale, proponendo canzonette che sapevano di già sentito e superato, con un fascino retrò che alla lunga svaporava in una resa quasi caricaturale. In Tales of Us ritornano invece quelle atmosfere intimistiche, algide e minimali, dal sapore morriconiano, che avevano fatto innamorare tanti appassionati del loro debutto Felt Mountain, tralasciando tuttavia quei ritmi campionati che rimandavano in qualche modo al filone trip-hop e aprendosi al totale trionfo del lato acustico e della dimensione onirica, che si fanno da parte solo nel brano Thea, l'unico episodio movimentato nell'ambito dell'intero lotto. Tante le perle presenti in questo disco, su tutte la dolcissima Annabel, quasi una ninna nanna dal sapore bucolico, Drew, col suo crescendo sinfonico e gli acuti di Alison su tonalità inarrivabili, e la jazzata Stranger, con il suo incedere tipico delle soundtrack anni 70 e un mood vocale alla Dusty Spriengfield che avvolge ed emoziona