Sulla breccia

Silvia è una ragazza trascurata, rinunciataria, che abita in una cittadina abruzzese chiusa e maschilista. Si affaccia alla vita sognando l'autonomia e l'amore. Anche se sente di amare Angelo, per inerzia finisce per sposare Marco, ritrovandosi intrappolata in uno squallore senza rimedio. Nel frattempo Angelo, abbagliato dall'ottimismo di una ragazza del suo paese, si fidanza e subito se ne pente. Dietro questa scelta c'è un atteggiamento rinunciatario, la paura della felicità. E il dolore inconsolabile per la perdita di Rirì, la prima fidanzata, che aleggia in tutto il romanzo. In questo stato di insoddisfazione, la parte più sofferta di Angelo e Silvia insorge. I due giovani si cercano. Diventano amici, fratelli, amanti. Si ricavano uno spazio segreto da riempire con il loro amore fusionale, che non ha agganci con una realtà che i due avvertono come un sogno greve. Ma quando Angelo sposa la fidanzata incinta, Silvia decide di non frequentarlo più, ed è sopraffatta da una smania di annientamento. Beve e si lascia abusare da sconosciuti, finché non rimane incinta anche lei, e partorisce un bambino che la riconnette perentoriamente al mondo. Alla fine quello che sembrava quasi impossibile accade in un soffio. Silvia si ritrova ad affrontare i propri fantasmi, tra il buio e la vita, verso un imprevedibile inatteso finale quasi lieto.