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Queste lettere - tratte dal tomo IX delle opere complete di Ippocrate nell'edizione di E. Littré (Parigi, 1861) - formano un trattato dell'antichità sulla «mania» e «l'umor nero», discutendo in particolare il «caso clinico» del filosofo Democrito (e della leggenda della pazzia ridente di Democrito, come del tema della melanconia, costituiscono documento tra i più frequentati). Ma non furono scritte dal medico greco del V secolo: apocrife, lette e rilette diversamente dal Cinquecento in poi (e più recentemente da interpreti che vanno da Cabanis a Starobinski), per mescolanza di generi e invenzioni, offrono «un raro esempio di romanzesco nella letteratura medico-filosofica».
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