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1989
1 maggio 1999
XXIV-92 p.
9788876922008

Voce della critica

ERASMO DA ROTTERDAM, Sul libero arbitrio

ENRICO VIII, Contro Lutero

AUGUSTJIN, CORNELIS, Erasmo da Rotterdam. La vita e l'opera
scheda di Colombero, C., L'Indice 1991, n. 1

La monografia di Augustjin dedicata a Erasmo intende volgersi più all'analisi dell'opera e delle sue conseguenze che all'esame dei dati biografici. Inteso a conciliare le impostazioni talvolta divergenti e unilaterali di studi precedenti, che presentavano talvolta l'immagine di un Erasmo quasi esclusivamente teologo e talvolta quella di un puro e semplice filologo e retore, il lavoro di Augustjin pone in evidenza l'integrazione di Erasmo nella cultura del suo tempo tanto come umanista quanto come teologo. Figura dominante nell'ambito dell'umanesimo biblico, egli apportò a quella cultura un peculiare contributo consistente nell'integrazione del metodo umanistico nella teologia, che ne risultò - metodologicamente -radicalmente innovata. D'altro lato lo storico della chiesa dell'università di Amsterdam sottolinea la necessità di studiare e valutare Erasmo come personalità autonoma, senza condizionamenti derivanti dal raffronto con altri autori e con altri orientamenti di pensiero. Sarebbe per esempio riduttivo uno studio su Erasmo condotto alla luce esclusiva del raffronto con Lutero. Un raffronto che qualifica ineluttabilmente Erasmo come "perdente", ma che non deve essere visto come un passaggio obbligato. Da esso si può effettivamente prescindere quando si parli di Erasmo filologo, umanista (anche umanista biblico), ironico ma garbato retore, moralista; appare tuttavia inevitabile quando al centro dell'attenzione siano i temi teologici, quando le negazioni radicali e le affermazioni assolute della teologia della croce naturalmente e logicamente si confrontino con le pacate asserzioni di un teologo dai contorni sfumati, fautore di un evangelismo fatto di puro buon senso: l'evangelismo dell'umanesimo cristiano, di Erasmo e di Castellion, fiducioso nell'analogia tra la ragione umana e ciò che in Dio dovrebbe corrispondere a essa. Qui si colloca la discriminante tra la filosofia cristiana di Erasmo e la Riforma: è un paradosso, ma a questo proposito valgono pienamente le tesi di Augustjin circa l'originalità e l'autonomia dell'opera di Erasmo. Esse consistono appunto in quell'evangelismo intessuto di buon senso reperibile nella "Querela pacis", ora proposta da Einaudi nella scorrevole versione di Carlo Carena con testo a fronte. La natura - ecco il messaggio di Erasmo - ci insegna il rispetto reciproco e la concordia: eppoi l'hanno detto anche Gesù e gli autori classici. E chi non sarebbe d'accordo? Certamente qui non si impone un confronto con la teologia della Riforma, se non per rilevare una disparità di interessi. Un confronto che tuttavia non è un'invenzione storiografica. Non poteva essere altro l'interesse di Erasmo, componendo il trattato sul libero arbitrio, se non di contrapporsi ai presupposti e agli sviluppi della teologia luterana. Tuttavia un comune terreno di confronto, in realtà, non esiste: perché la ragione di Erasmo non è il paradosso di Lutero, che è la ragione di Dio. Più ingenuamente (dal punto di vista teologico) e nello stesso tempo più efficacemente si era opposto a Lutero il re Enrico VIII, forte di argomentazioni scolastiche non sue - ma profondamente assimilate grazie agli studi perseguiti e alle consulenze fruite - e forte soprattutto di motivazioni politiche che, invariate, l'avrebbero condotto ad affermare la supremazia regale sulla chiesa, dopo aver contrastato la sovversione luterana che poneva in dubbio la legittimità della struttura di quella stessa chiesa demolendone l'apparato sacramentale puntualmente difeso da Enrico. "Contro Lutero ", come sottotitola la dissertazione di Enrico sui sacramenti, si sono posti in tempi e circostanze diversi un politico pragmatico e un teologo incerto, ma un comune contesto sul quale condurre i tre a confronto non è identificabile. Certo è che la chiesa voluta da Enrico e le chiese ispirate da Lutero esistono: l'utopia erasmiana, cui accenna Carena nella sua introduzione, rimane utopia.

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Conosci l'autore

(Rotterdam 1466 o ’69 - Basilea 1536) umanista olandese. Figlio illegittimo di un prete, educato da frati agostiniani, studiò teologia in Olanda e a Parigi (ottenendo il dottorato a Torino nel 1506). Precettore privato, cominciò a preparare per i suoi allievi quegli opuscoli pedagogici che diventeranno poi, per secoli, i libri di testo della cultura europea. Discepolo ideale di Lorenzo Valla, entrò in contatto, in Inghilterra e in Italia (dove passò tre anni, 1506-09), con i più eminenti umanisti del suo tempo e cominciò lo studio del greco. Con l’Enchiridion militis christiani (1502) si fece portavoce di una riforma della chiesa ispirata a idee di tolleranza e di pace universale. A Venezia, ospite di Aldo Manuzio, lavorò agli Adagia, una raccolta di proverbi dell’antichità. Tornato in Inghilterra,...

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