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Anno edizione: 1990
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da leggere, assolutamente splendido
Recensioni
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scheda di Gastaldello, B., L'Indice 1990, n. 7
A che serve l'immaginazione in un ospedale psichiatrico? Si può parlare di fuga dalla realtà in un'istituzione totale che pretende di controllare la mente degli internati, con i tranquillanti prima e con elettrodi inseriti nella scatola cranica poi? Il mondo possibile con cui si mette in contatto Connie, la protagonista di "Sul filo del tempo", è un'utopia aperta in cui i ruoli sessuali sono intercambiabili - tanto che nell'originale inglese, purtroppo intraducibile, sono scomparsi i pronomi maschili e femminili - in cui il sesso è comunicazione e piacere e la riproduzione è affidata a strutture comunitarie, ma tutti, indistintamente, possono avere il privilegio di allattare i figli al seno, in cui finalmente razza e cultura sono totalmente separate senza essere per questo annullate. Organizzato in villaggi in cui la cooperazione e il rispetto delle tradizioni danno luogo a una forma di democrazia diretta che consente la partecipazione attiva dell'individuo a tutte le scelte della comunità, questo futuro possibile ci parla anche di morte e battaglie, fatica e dolore, non eliminati ma compresi all'interno di un ciclo vitale che rispetta l'umanità senza meccanizzarla, che rispetta le risorse naturali senza sprecarle. Connie vi si accosta con sospetto, ne diffida prima di scoprire l'altro futuro in agguato, un mondo di violenza in cui i poveri esistono in quanto banche di organi per i ricchi e le donne sono ridotte a stereotipi viventi di passività, in perenne attesa del maschio. Una delle battaglie che i due mondi conducono per esistere è giocata sul passato: è il nostro presente che determina quale dei due futuri diventerà reale. Connie, vittima di violenza privata e istituzionale nella sua vita reale, vero inferno sulla terra - nel testo passa continuamente dalla realtà del manicomio al futuro possibile con cui comunica - macchiata dallo stigma di aver operato violenza sulla sua bambina, dalla malattia mentale, dalla cultura messicana machista a cui appartiene. decide di fare sua questa lotta per il futuro, a costo di sacrificarvi la vita. Testo di grande risonanza, "Sul filo del tempo" nasce, nel bene e nel male, dall'impegno politico dell'autrice nei movimenti di sinistra e femministi degli Stati Uniti. La Piercy utilizza l'utopia per affermare il valore dell'immaginazione come strumento di sviluppo della persona e implicitamente della società, ne dichiara e sancisce la valenza politica. L'utopia diventa, in questo senso, forma del pensiero femminile.
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