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Il sublime e il nulla. Il nichilismo tedesco dal Settecento al Novecento - Giuliano Baioni - copertina
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Il sublime e il nulla. Il nichilismo tedesco dal Settecento al Novecento - Giuliano Baioni - copertina

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2006
1 gennaio 2006
XXXII-288 p.
9788884982810

Voce della critica

Non è stato forse abbastanza avvertito quale grave perdita sia stata – per la cultura del nostro paese – la scomparsa di Giuliano Baioni avvenuta ai primi del 2004. La ragione è molto semplice. Baioni si è sempre rigorosamente negato a ogni forma di pubblicistica minore nei quotidiani nelle riviste di larga diffusione nella radio nella televisione. Restio a intervenire a congressi. Assente in giurie di premi letterari con eccezione del Monselice per l'amicizia con Gianfranco Folena.

La sua riluttanza ad assecondare il presenzialismo oggi praticato anche da validissimi studiosi non derivava tuttavia da un troppo severo abito accademico o – meno che mai – da una socievolezza renitente. La sua prosa ha certamente la densità richiesta dai complessi temi affrontati ma allo stesso tempo si dispiega in un discorso limpido e ben accessibile anche con scarti umorali di vero intrattenimento. E parimenti: l'approccio personale come ben sa chi ha avuto la fortuna di essergli amico doveva superare una grinta difensiva iniziale ma poi si apriva alla più spontanea e penetrante affabilità anche sempre rallegrata da spunti d'improvvisa ilarità. A questo costume rispondeva pure il diniego di Baioni opposto a tanti amici fra i quali il sottoscritto a raccogliere finalmente in volume i suoi importanti e spesso vasti saggi dispersi in riviste e miscellanee scarsamente reperibili. A tale lacuna pone ora rimedio un grosso libro sollecitato da Roberto Vigevani curato da Maria Fancelli dotato di un'illuminante prefazione di Claudio Magris e pubblicato impeccabilmente dalle romane Edizioni di Storia e Letteratura.

I nove studi compresi nel libro si snodano secondo un arco temporale che va dal Settecento mediano fino al tardo Benn delle Poesie statiche tradotte e magistralmente introdotte da Baioni nell'edizione einaudiana del 1972. Ma il percorso degli interessi di Baioni obbedisce piuttosto a un moto retrogrado. Il punto di partenza fu la ricerca su Kafka oggetto della tesi di laurea e quindi del volume del 1962: Kafka. Romanzo e parabola ove Baioni realizza attraverso un'analisi minuta il criterio esposto in una delle prima pagine: “Il lettore di Kafka deve scomporre l'unità in molteplicità deve in sostanza storicizzare il suo mondo”.

Lo smontaggio sistematico di quella che è la più inquietante opera letteraria del Novecento fa emergere – anche se in questo primo libro non lo dichiara apertamente – quello che sarà poi il problema di fondo di tutta la ricerca successiva: il nichilismo come elemento costante e determinante della tarda modernità. Storicizzare significava per Baioni cogliere le connessioni tra il letterario e l'intero contesto culturale. Ma fatto questo gli s'impose di risalire ai precedenti. Così ripercorrendo la letteratura tedesca dell'Ottocento Baioni s'imbatte nella figura di Christian Dietrich Grabbe (1801-1836) cui dedica un esauriente studio ora in testa a questo volume. Nel suo titolo ecco che compare il termine “nichilismo”. Ma qui è applicato ancora in senso esistenziale e con valenza ristretta al caso individuale del bizzarro personaggio e controverso drammaturgo Grabbe.

Direttamente alle spalle di Grabbe incombe l'età romantica. Qui avrebbe dovuto logicamente soffermarsi l'attenzione di chi indaga le fonti del nichilismo moderno: Kleist soprattutto ma già anche Tieck Schlegel Jacobi Le veglie di Bonaventura… è quello che hanno fatto tanti studiosi da Werner Kohlschmidt a Dieter Arendt. Invece giunta a questo punto la ricerca di Baioni obbedisce a una fondamentale intuizione: che una forte componente nichilistica si annidi in tutta la cultura tedesca del secondo Settecento e sia pure in una sintesi che poi i romantici scioglieranno in modo da isolare ed esaltare quello specifico fattore. è ben vero che qualcuno aveva già perseguito la traccia individuata da Baioni ma per arrestarsi alla categoria di un generico “pre-romanticismo” che non spiegava nulla.

Spiegare a fondo ossia di nuovo “storicizzare” è invece quanto si propone Baioni. E comincia là dove si doveva cominciare ossia indagando la figura di Klopstock: con il suo saggio del 1969 qui giustamente collocato in seconda posizione. In questo autore – che oggi si legge pochissimo ma fu nel Settecento la stella polare di due generazioni di poeti e il solo che l'Hölderlin folle continuò a leggere – Baioni mette in evidenza la categoria del sublime. Il che era già stato fatto ma senza che si riconoscesse a fondo la connessione di tale cruciale novità con lo sviluppo socioculturale con l'evoluzione del gusto con l'affermarsi del consumismo pilotato dalla moda e dal bisogno di lusso: tutte nuove esigenze che sconfinano nell'illimitato. La connessione consisterebbe allora nel fatto che il sublime è l'espressione estetica di un'altra “illimitatezza” ossia dell'intuizione dell'infinito. Nell'individuo moderno a differenza di quanto accadeva nell'antico e poi nell'umanistico-rinascimentale l'intuizione dell'infinito non produce un gioioso sentimento di espansione produce angoscia: “ove per poco / il cor non si spaura”. Ed ecco il risultato: l'angoscia tradotta in idea in visione del mondo diventa nichilismo.

Armato di tale salda acquisizione Baioni estende la sua indagine ai classici. Negli anni ottanta scrive i tre fondamentali saggi che costituiscono il nocciolo duro della raccolta: Da Schiller a Nietzsche Teoria della società e teoria della letteratura nell'età goethiana La filologia e il sublime dionisiaco per complessive cento pagine. Di Schiller studia dapprima gli esordi fornendo un'assolutamente inedita e convincente lettura dei Masnadieri; e poi compie il necessario raccordo che a questo punto quasi s'impone da sé della polarità klopstockiana di bello/sublime con quella schilleriana di ingenuo/sentimentale. E già vede profilarsi la terza incarnazione: quella nietzschana di apollineo/dionisiaco.

Restava però da interrogare in questa luce la figura imponente e quasi obliterante di Goethe che già Baioni aveva studiato da un'altra angolazione nel volume del 1969 Classicismo e Rivoluzione. Goethe e la Rivoluzione Francese. Goethe non poteva essere aggirato. Così agli inizi degli anni novanta Baioni s'ingaggia in una difficile ampia ricerca culminante nel volume del 1996 Il giovane Goethe. “Tutto questo – gli scrissi nel novembre di quell'anno – apre un'infinità di prospettive nuove sul primo Goethe e il suo tempo. Non so proprio dopo il tuo libro cos'altro si possa scrivere su Werther e su Clavigo”. Poi nelle lunghe chiacchierate invernali di Anterselva tornammo più a fondo sull'argomento. Fuori discussione era la novità e la fecondità dell'impostazione data a quello studio sul Goethe pre-weimariano; ma sollevai pure il problema del necessario componimento con il Goethe della maturità. Mi sembra tuttora assurdo classificare l'autore del Faust (I e II) come “il padre del nichilismo moderno” espressione che ricorre nel risvolto di copertina del libro ma non fu certo coniata da Baioni.

Il discorso non poteva non allargarsi poi a colui al quale quel titolo ben più giustamente compete. Su Nietzsche Baioni ci aveva già dato un'importante monografia con le sessanta pagine della sua introduzione alle Inattuali che pubblicata nel 1981 viene qui riproposta. Ricordo che discutendo con Baioni azzardai un suggerimento: suggerii di considerare una differenza a mio giudizio essenziale nella pur indubitabile analogia tra il dionisiaco/apollineo degli antichi e le relative polarità introdotte dai moderni. Gli antichi passarono dal dionisiaco all'apollineo; i moderni – quindi noi stessi tuttora – sono invece passati dalla classicità dell'umanesimo al nichilismo nietzscheano e a tutte le sue perduranti devastazioni. Anche sulla base di questa e di analoghe considerazioni l'attenzione di Baioni dopo il 1996 si era concentrata sull'autore dello Zarathustra. Credo che ci abbia lasciato molti appunti su questo tema. Nella sua commossa introduzione Magris ci racconta come nel corso di una visita medica a Trieste Baioni proruppe come in un'invocazione: “Ma io ho bisogno di scrivere devo essere messo nelle condizioni di scrivere questo libro su Nietzsche”. Era pochi giorni prima della sua morte.


Giuseppe Bevilacqua

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Conosci l'autore

Giuliano Baioni

(Lugo, Ravenna, 1926 - S. Donà di Piave, Venezia, 2004) saggista italiano. Docente di lingua e letteratura tedesca all’università di Venezia, approfondì con particolare acutezza alcuni aspetti dell’opera di G. Benn, F. Nietzsche, J.W. Goethe (Goethe. Classicismo e rivoluzione, 1969; Il giovane Goethe, 1996) e F. Kafka (Kafka. Romanzo e parabola, 1962; Kafka. Letteratura ed ebraismo, 1984). Curò inoltre l’edizione delle Opere di Th. Fontane nei «Meridiani» (2003).

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