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Stress e lavoro. Temi, problemi, il contributo della sociologia ed i rapporti interdisciplinari - copertina
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Stress e lavoro. Temi, problemi, il contributo della sociologia ed i rapporti interdisciplinari - copertina

Dettagli

1992
1 maggio 1992
320 p., ill. , Brossura
9788820474867

Voce della critica


recensione di Frigessi, D., L'Indice 1993, n. 1

Il concetto di stress si è sviluppato ed imposto dapprima nell'ambito delle scienze mediche, producendo un modello di tipo essenzialmente biologico (stimolazione del sistema nervoso con liberazione di adrenalina e della corteccia surrenale con secrezione di corticosteroidi). Il concetto si è trasformato, una volta introdotto in ambito psicologico, quando si è potuto constatare che anche influssi sociali ed emotivi contribuiscono a produrlo. Se le richieste che ci vengono rivolte dall'esterno sono da noi percepite come eccedenti oppure come inferiori alle nostre capacità, il nostro comportamento cambia e compaiono "fattori stressanti". Oggi - e le pagine di questo volume a più voci lo confermano - si è trovato un punto d'accordo nel ritenere che lo stress non è una condizione patologica ma una risposta dell'organismo e dunque non deve essere eliminato ma utilizzato in senso ottimale, nella direzione di un potenziamento delle motivazioni soggettive. Il cambiamento nell'organizzazione del lavoro, avvenuto nella società postindustriale, ha trasformato i significati del lavoro, inducendo tra l'altro le persone ad una ricerca di autorealizzazione. Si comprende così l'importanza delle componenti individuali, variabili da soggetto a soggetto, dello stress nelle attività lavorative. Se confrontiamo un modello meccanico di organizzazione del lavoro, in cui domina la cultura della quantità e della dipendenza, con un modello organizzativo alternativo, ci accorgiamo che quest'ultimo è caratterizzato da un ambiente di interdipendenza tra le svariate attività, in cui predominano controlli di eventi non prevedibili. Gli attori di questa organizzazione "a rete" interagiscono in un lavoro di gruppo.
Questo modello prevede la figura dinamica del 'professional', indirizzato a risolvere problemi e a produrre innovazioni. Si verifica "uno slittamento verso l'alto della attività cognitiva", che può anche produrre un sovraccarico di lavoro mentale. In situazioni di tipo ripetitivo, comparirà un "sottocarico". Intervengono allora le reazioni da stress e la fatica mentale: reazioni che sono i risultati organici di stati di fatica prolungati e intensi, che non siamo capaci di fronteggiare adeguatamente. Per prevenire o limitare i danni l'ergonomia, che cerca di cogliere le cause complesse del disagio individuando i punti di maggior pressione, i "punti critici" del sistema, sottolinea sia l'importanza della flessibilità nelle strutture organizzative sia l'esigenza di una disponibilità, di una gestione democratica dell'informazione.
L'approccio ergonomico, l'analisi psicosociale e degli effetti psichici e fisici dello stress, concludono la parte più tecnica di "Stress e lavoro". In "Temi, problemi, ricerche" - la seconda parte - si analizzano anche i problemi della salute mentale riferiti ai caratteri delle organizzazioni, in particolare alle situazioni di ambiguità dei ruoli e d'incertezza delle decisioni. Le organizzazioni "sane" e quelle "nevrotiche" sono state definite stabilendo alcuni sintomi di "malattia organizzativa": comunicazione assente o inadeguata, funzionamento inefficiente, passività e frustrazione, senso d'impotenza diffuso, incapacità a rinnovarsi e a cambiare. Questi sintomi di disagio si compongono a formare uno "stile nevrotico", che condiziona i rapporti interni all'organizzazione. Con una terminologia per fortuna meno medicalizzante vengono affrontati anche altri temi importanti e per l'Italia nuovi, almeno fino a qualche anno fa: gli effetti della perdita del lavoro (Paolo Crepet passa in rassegna le principali interpretazioni teoriche del rapporto tra disoccupazione e salute mentale e accenna agli strumenti utilizzati, per valutarlo, dagli studi epidemiologici), il 'burnout' nelle strutture sanitarie, la configurazione particolare dello stress negli operatori socio-assistenziali, il rapporto tra stress e management tra stress e condizione femminile. Le situazioni di stress pesano in modi differenti sugli uomini e sulle donne, che esercitano una parte delle loro capacità nell'ambito della cura e della famiglia e per questo nello stress occorre comprendere aspetti, finora non tenuti nel conto dovuto, della vita femminile quotidiana. Le attività di cura, ad esempio, non sono considerate lavoro e manca un modello della fatica che comprende il lavoro familiare. Lo stress è stato interpretato come un "concetto antagonista della malattia mentale". Ma la depressione, una forma di soggezione e di infermità alla quale non di rado sono esposte le donne, può interpretarsi come fase di esaurimento durante una risposta allo stress. Occorrerà in tale caso orientarsi - come propongono E. Reale e V. Sardelli - verso la conoscenza e la modifica dei fattori esterni, che contribuiscono a sostenerla.
La collaborazione di studiosi provenienti da diverse discipline si dimostra fruttuosa perché il soggetto della loro riflessione, lo stress, appare come una risposta diffusa e caratteristica del nostro stile occidentale di vita, trasversale ai ceti sociali e alle professioni. Tuttavia permangono differenze profonde nel modo di affrontare e di vivere lo stress e su queste differenze varrebbe la pena rii riaprire il discorso. Oggi soprattutto che disoccupazione e povertà colpiscono con maggior forza i soggetti delle classi subalterne, per le quali lo stress coincide con il dramma della sopravvivenza e della sofferenza sociale.

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