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La vasta e originale ricostruzione di Carr prende in esame qui il periodo dell'«interregno», dopo la morte di Lenin, quando i contemporanei ancora non sapevano chi sarebbe stato il nuovo leader della società nata dall'Ottobre. Lo sfondo, che Carr disegna con precisione di tratto e dovizia di materiale, è quello di una rivoluzione europea che non esplode e di una situazione sovietica che si complica. Siamo alle soglie del «socialismo in un solo paese».
Nella Morte di Lenin Edward H. Carr prosegue il suo vasto e originale lavoro di ricostruzione storiografica della rivoluzione bolscevica. Dopo la conquista del potere, dopo il «comunismo di guerra», dopo i tesi rapporti internazionali e l’inizio della NEP un nuovo e problematico periodo si apre per l’Unione Sovietica: Lenin scompare, fino all’ultimo impegnato nell’attività politica e preoccupato per le sorti del partito e della rivoluzione, e una nuova personalità gradatamente s’afferma, quella di Stalin, e si misura in una nuova lotta ferma, metodica, spietata col suo grande avversario, Trockij. Carr espone qui le iniziali e decisive avvisaglie di questo capitale conflitto destinato a svolgersi sempre piú drammaticamente negli anni successivi, e la scena è quella dell’«interregno», quando i contemporanei ancora non sapevano chi sarebbe stato il nuovo leader della società nata dall’Ottobre. Lo sfondo, che Carr disegna con precisione di tratto e dovizia di materiale, è quello di una rivoluzione europea che non esplode e di una situazione sovietica che si complica. Siamo alle soglie del «socialismo in un solo paese».
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