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Storia della bibliografia. Vol. 9: Manualistica, didattica e riforme nel sec. XVIII.
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1999
26 febbraio 2007
Libro universitario
890 p.
9788883192661

Voce della critica


scheda di Caproni, A. M. L'Indice del 2000, n. 01

L'opera di Alfredo Serrai rappresenta un modello di coerenza strutturale e funzionale che ricostruisce gli elementi coesivi e le relazioni della disciplina, integrando in sé i dati e i fatti bibliografici nella loro coerenza, in un nesso imprescindibile in cui l'informazione libraria è canalizzata secondo un piano che fa corpo unico con le dominanti tematiche degli eventi culturali e della conoscenza.
In particolare, nel presentare ai lettori il IX volume di questa Storia Manualistica, didattica e riforme nel secolo XVIII - possiamo leggere, già nell'introduzione programmatica, un parallelo tra i diversi stadi e le multiformi competenze della bibliografia con la struttura popperiana dei tre mondi, affermando che solo nel terzo mondo, quello che congloba le registrazioni della sostanza informaziale, la bibliografia trova la sua identità, divenendo responsabile delle prassi dell'indicizzazione documentaria. L'autore tratta poi, nel primo capitolo, del passaggio dalla storia letteraria alla storia della letteratura, analizzando le produzioni di Francesco Antonio Zaccaria, Girolamo Tiraboschi e Juan Adrés. Zaccaria, bibliotecario all'Estense, autore, tra l'altro, di opere erudite di viaggio, tra il 1751 e il 1759 dava alle stampe il primo volume della Storia letteraria d'Italia. Era sua intenzione compilare la lista delle opere di cui offriva una recensione e notizie riguardanti le scoperte erudite. Nel 1766-68 usciva la Biblioteca Antica e Moderna di Storia Letteraria con lo scopo di presentare la segnalazione degli strumenti adatti alla conoscenza delle materie scientifiche. Nel 1777 furono ancora dati alla stampa i due progetti inviati a Pio VI, con l'intento di favorire il commercio librario in un mercato come quello romano. Da questi testi emerge un'estrema sensibilità di Zaccaria "nei confronti - annota Serrai - della Storia letteraria, ossia di quella disciplina che è incaricata di studiare i processi ed i modi per una organizzazione efficiente nei contenuti della vita intellettuale e, conseguentemente, dei documenti che ne sono il rispecchiamento". Con Tiraboschi e i suoi Storia della Letteratura italiana (1722-82) e Nuovo Giornale de' Letterati d'Italia (1733-90), si giunge a una concezione allargata della bibliografia, che viene impegnata per descrivere ed esaminare processi di valutazione intellettuale e culturale attraverso una diretta osservazione degli impianti bibliotecari e degli organismi accademici. Di maggiori ambizioni l'opera di Andrés intitolata Dell'origine, Progressi e Stato attuale di ogni Letteratura (1782-99) che voleva offrire un panorama europeo della letteratura italiana.
Serrai, poi, insiste, nel secondo capitolo, sulla Repertoriazione bibliografica corrente, e vengono citati i nomi di Burtin, Ladvocat, D'Heroville e Roux, che, nelle loro rispettive trattazioni, mirano a rappresentare la documentazione corrente su tutta la produzione editoriale europea, cercando di far convergere l'azione segnaletica delle opere e la diffusione di informazioni estese e accurate.
Ma i temi affrontati dal IX volume di questa Storia sono innumerevoli e tutti meritevoli di una segnalazione più accurata di quella possibile in questa breve nota. Purtuttavia vorremmo richiamare l'attenzione su alcuni argomenti. In particolare, nel capitolo Indirizzi catalografici e bibliografici prevalentemente in area germanica del secolo XVIII, e poi anche nella sezione intorno alla Manualistica e didattica biblioteconomica tedesca negli ultimi decenni del secolo XVIII, l'autore analizza i ripensamenti critici inerenti all'organizzazione di simili assetti. Sono, quindi, ricordati i nomi e le attività di Matthia, Sinner, Daehnet, Ersch, accomunati da queste finalità teoretiche: il sistema catalografico non deve svolgersi su un piano astratto, ma fornire la reale documentazione della realtà libraria; è fondamentale la concezione delle varie esigenze culturali e degli interessi scientifici dei lettori. L'autore esamina, inoltre, le opere di
Denis, Schelhorn, Kayser,
Hirsching, Meusel, i quali presentano alcuni punti di contatto tanto per la creazione di un genere manualistico preposto alla preparazione del bibliotecario con un adeguato programma scientifico, dove sono associate le sensibilità bibliografiche e la maturazione delle competenze tecniche, quanto per le trattazioni che disegnano il profilo di un quadro storico, con ragguagli documentari e con variegate elencazioni bibliografiche.
Nel capitolo sulla Trattatistica bibliotecaria in Italia fra Settecento e Ottocento, Serrai efficacemente mette in luce come nelle regioni italiane soggette alla legislazione austriaca il tema bibliotecario risentisse dell'obiettivo di dover ricercare nella gestione biblioteconomica dispositivi capaci di far emergere l'esistenza analitica dei singoli elementi compositivi delle raccolte. Da qui emerge un atteggiamento mentale pragmatico che ricercava i suoi canoni di efficienza (si pensi, tanto per offrire alcune puntualizzazioni, al caso esemplare di Paciaudi con le sue memorie sull'organizzazione degli assetti bibliografici della biblioteca di Parma; oppure al discorso di Napioni sul modo di ordinare una biblioteca, e sul suo sogno di una bibliografia ordinata delle maggiori opere pubblicate in lingua italiana).
L'opera si conclude con un'ultima parte sull'ideale bibliografico, nato in seno alla Rivoluzione francese, della costruzione di una bibliografia nazionale e di biblioteche centrali e dipartimentali, al fine di arrivare a un catalogo nazionale. Ideale, però, che si frantumò con il fallimento della fusione dei cataloghi destinati alla bibliografia nazionale, nel febbraio del 1796, con Benézech.
Per dovere di informazione segnaliamo per i lettori la sezione di questo volume in cui particolare attenzione è dedicata alle diverse forme della letteratura di viaggio erudita, nata sia per attingere informazioni dalla visita di biblioteche (e si vedano Mabillon e Montfauçon con Museum Italicum e Diarium Italicum) sia per rendere conto della presenza di volumi di prestigio (e si veda ancora Misson, con il Nouveau voyage d'Italie). Infine una efficace lettura si può ricavare da quei resoconti in cui è primaria la descrizione di biblioteche, come nel caso di Meusel, con il Deutsches Künstlerlexicon oder Verzeichnis, oltre all'intento dell'autore di non trascurare i nomi e le opere legate ai sistemi di riordino delle biblioteche e di inventariazione e selezione dei libri dei nobili e degli ecclesiastici, fino alla creazione di un corso di bibliografia che Laire tenne ad Auxerre: così come, poi, D'Ormesson, Coupé, Gregoire, non facevano altro che segnalare mensilmente i percorsi di questo grande tentativo, ma anche la delusione di questa impossibilità.
In breve, il IX volume dell'opera sottolinea il fallimento della historia litteraria e dei suoi strumenti ermeneutici; l'adozione delle altre materie che si distaccano dall'egemonia della historia; e, infine, la presenza di una geografia della bibliografia e dei sistemi catalografici improntati nelle loro realizzazioni da matrici o filosofiche o pragmatiche e bibliologiche. Questo volume di Serrai costituisce un dono esemplare nel settore degli studi delle discipline del libro, con l'effetto, tra l'altro, di rendere inefficaci gli strumenti della letteratura italiana attualmente disponibili, nei quali parzialmente sono state tentate operazioni storiografiche, e che invece non riescono, se non a livello di manualistica, a ricostruire il flusso della continuità culturale della disciplina, proponendo, nel migliore dei casi, percorsi intermittenti, e quindi privati ancora dell'unità del metodo della ricerca.

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