Storia del fascismo. Da piazza San Sepolcro a Piazzale Loreto

A volte gli opuscoli scritti a quattro mani sono claudicanti. Non questo, ben strutturato nelle sue quattro sezioni e 19 capitoli. Parte dalla nascita del fascismo, passa alla sua evoluzione da movimento eversivo a regime totalitario, proseguendo sulla struttura dello stato fascista e sua ramificazione nell’intera società per concludere con il suo declino e sconfitta. La sezione più approfondita ed estesa è la terza, dove si discute dell’economia del regime, del suo rapporto con la Chiesa, della cultura (sottomessa al regime) e dei rapporti diplomatici con le nazioni europee. Di particolare interesse è il capitolo 16 sulla guerra d’Etiopia, esteso su ben 15 pp. Si poteva forse dire di più, citando il testo di Indro Montanelli “XX Battaglione Eritreo”, dove l’illustre (?) giornalista si vanta di queste vergognose imprese. Ad es.: “Questa guerra è per noi come una bella lunga vacanza dataci dal Gran Babbo [Mussolini] in premio di 13 anni di scuola”. A proposito delle stragi dei guerrieri etiopi: “Cadaveri di gente nera. Non commuovono. Questa morte di colore sembra mascherata”. Il nostro eroe compra una ragazza eritrea di 12 anni e poi la rivende, a fine ferma, al gen. Pirzio Birolli che manteneva un piccolo harem! Ecco la morale immorale delle nostre truppe in Etiopia. Oggi andrebbero in galera per pedofilia e tratta di schiavi. Non è da meno Vittorio Mussolini, degno del “Gran Babbo”. Nel suo tomo “Voli sulle Ambe” (Sansoni, 1937) si vanta di mitragliare dall’alto le ambulanze della Croce Rossa. E’ con questi straordinari eroi che siamo andati in aiuto a Franco nella Guerra Civile Spagnola, regalando agli ispanici 35 anni di dura dittatura fascista. Così, Mussolini vittorioso in due guerre (ignobili e insensate), si sentì pronto a far precipitare l’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, colandoci a picco in un abisso senza fine. Noi si era andati in Spagna per goliardia, Hitler vi si era recato a saggiare la sua macchina bellica, con risultati proficui, purtroppo.