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raffazzonato per niente incisivo bigino della storia del mondo con qualche inefficace aggancio al clima
Recensioni
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In un periodo come questo, in cui gli indicatori ecologici segnano il rosso, evidenziando il rischio di catastrofi irreversibili, il fattore climatico suscita attenzione e spesso inquietudine, più o meno giustificata, diffondendo la certezza che i cicli delle stagioni abbiano perso quel dato di imponderabile naturalità che avevano un tempo, e che siano invece i fattori antropici a incidere con sempre maggiore portata sulle variazioni climatiche. Il clima è così entrato a fare parte dell'attuale dibattito sulla questione ambientale. Questo libro propone in rapida carrellata una sorta di lunghissima storia dell'elemento climatico, in cui vengono proposti in successione differenti sondaggi che divulgano, a volte con eccessiva semplificazione, i risultati della paleoclimatologia, della climatologia storica e della climatologia ambientalista, disposti su un arco cronologico da capogiro, che si diparte dalla notte dei tempi geologici, passa alla preistoria, e poi alla storia, tra antichità ed epoca moderna (dominate dal freddo), e chiude infine con l'attuale geografia climatica (dominata dal caldo). Poco più che aneddotiche le parti storiche, in cui peraltro l'autore non utilizza pienamente le risultanze del gran libro di Emmanuel Le Roy Ladurie, lÆHistoire du climat depuis l'an Mil (del 1967, tradotto da Einaudi nel 1982), nelle cui pagine lo storico francese aveva ricostruito la storia climatica europea tra medioevo e Ottocento con una documentazione molto ampia, che spaziava dalle date dei bandi di vendemmia all'analisi dei pollini, e all'avanzamento, o arretramento, dei ghiacciai. Non potevano mancare i rimandi ai tanti "generali inverni" che, a ragione o a torto, hanno deciso le sorti delle guerre, dalla campagna di Russia di Napoleone alla battaglia di Stalingrado. Un argomentato pessimismo, non catastrofista, ispira le pagine conclusive.
Dino Carpanetto
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