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La storia a sinistra. Ricerca e impegno politico dopo il fascismo
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La storia a sinistra. Ricerca e impegno politico dopo il fascismo - Gilda Zazzara - copertina
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La storia a sinistra. Ricerca e impegno politico dopo il fascismo

Descrizione


Gilda Zazzara ricostruisce il profilo di una leva di studiosi di storia che, nel secondo dopoguerra, ha introdotto in ambito universitario nuovi settori di ricerca di argomento otto-novecentesco, in particolare la storia del movimento operaio e della Resistenza. Lavorando tra università, mercato culturale e centri di ricerca 'militanti' (sostenuti da partiti e circuiti politici socialisti, comunisti e azionisti) questa generazione di storici è stata mossa da una parte dallo sforzo di legittimare la storia contemporanea come disciplina scientifica a pieno titolo e dall'altra dalla convinzione che la conoscenza del passato prossimo fosse un elemento imprescindibile della rialfabetizzazione democratica degli italiani. Il libro presenta gli storici di quella generazione - giovani intellettuali cresciuti sotto il Regime, spesso allievi prediletti dei più prestigiosi accademici degli anni Trenta per poi passare a esaminare alcuni centri di ricerca (Biblioteca Feltrinelli e Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione di Milano; Fondazione Granisci di Roma) dove era possibile avere un costante confronto con dirigenti politici e testimoni degli eventi recenti e soprattutto era possibile accedere alle prime raccolte documentarie. Dopo l'analisi di decenni importanti per la ricerca e il consolidamento istituzionale e di rinnovamento metodologico della disciplina, si arriva agli anni Settanta quando gli intellettuali italiani devono confrontarsi con la contestazione giovanile.
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Dettagli

2011
30 giugno 2011
VIII-195 p., Brossura
9788842097105

Voce della critica

  Un ritratto mosso e frastagliato di una generazione, una pagina di storia degli intellettuali italiani, una riflessione sul rapporto fra storia e politica che a tratti pare guardare al presente. Tutto questo e molto altro è il libro di Gilda Zazzara; ma forse è soprattutto, come la stessa autrice tiene a precisare, "il tentativo (…) di storicizzare il proprio ambiente professionale", ovvero un approfondito saggio di storia della storiografia. Zazzara segue il percorso di alcuni dei più famosi storici del secondo dopoguerra (Manacorda, Ragionieri, De Felice, per citarne alcuni) e le vicende di tre grandi istituzioni culturali (la Fondazione Feltrinelli, l'Istituto Gramsci, l'Insmli) tra la fine della seconda guerra mondiale e l'esplodere della contestazione studentesca (1945-1968), con qualche richiamo al periodo precedente e qualche incursione verso quello successivo. Nel fare ciò, ricostruisce la nascita e l'affermazione di una nuova disciplina, la storia contemporanea, in precedenza negletta dall'accademia e destinata a conoscere successo, e polemiche, nei decenni successivi. Il quadro che ne risulta fornisce l'occasione di ritornare da un punto di vista inedito su alcune questioni centrali della storia della cultura italiana: la spinta verso l'impegno pubblico degli intellettuali usciti dal fascismo; lo stretto rapporto che si instaura con i partiti di sinistra, in primis con il Pci; la politica culturale di quest'ultimo; l'emergere di nuovi oggetti di ricerca, primi fra tutti la storia del movimento operaio e la storia della Resistenza; il dialogo serrato fra ricerca storica e attualità politica. A fine lettura, resta impressa soprattutto l'immagine di un engagement politico e sociale che, nonostante tensioni e incomprensioni, riuscì a conciliare impegno pubblico e scrupolosità scientifica. Daniele Pipitone

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